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Un lago da sogni

Alfredo Federico, ideatore di Gunish e il suo amico Pasquale Biafora, gestore del Portalesila che ha piazzato le sue web camere sul “Calvario” per mostrare ai sangiovannesi sparsi nel mondo quell’angolo stupendo dello “Scigato” che d’inverno si copre di bianco e la sera s’illumina d’immenso, hanno progettato addirittura la creazione di un lago artificiale sbarrando il Neto, poco sotto il Ponte della Cona. Non hanno aperto un cantiere, né vi sono gru o pale meccaniche che disturbano l’ambiente. Il lago lo hanno solo pensato e realizzato con un fotomontaggio, per dire come lo vedono loro questo “lago dei sogni” che potrebbe contribuire a fare decollare finalmente il loro paese, afflitto dall’endemica piaga della disoccupazione giovanile, che in questo posto interessa nove giovani su dieci. Poi hanno affidato l’immagine del “loro” lago ad internet e ora fa il giro del mondo. “L’invaso è fattibile – fa sapere il figlio di un emigrato sangiovannese in Svizzera che intanto si è laureato al Politecnico di Zurigo – basta sbarrare proprio in direzione della Castagnella di Bongiorno”. Il colpo d’occhio che si percepisce guardando la valle dall’alto del Calvario è surreale, ma il paesaggio che si specchierebbe nell’acqua, se solo il lago fosse vero, è a dir poco incantevole se non addirittura fantastico. Sulla proposta si è aperto un dibattito sulla Rete e qualcuno si dice già disposto a tornare giù per dare il proprio contributo sulla fattibilità dell’opera o addirittura a dare una mano per la sua realizzazione. I più agguerriti propongono una diga a terra battuta come quella di Nocella, che sbarra l’Arvo; altri suggeriscono uno sbarramento leggero, giacché il fiume nella zona indicata dal fotomontaggio, dispone di un letto “a due piazze” e quindi l’acqua scorre in modo pacato, anche quando si ingrossa a causa delle piogge. Per gli amici di Gunish è importante la salvaguardia del Ponte della Cona, uno dei più belli sopravvissuti alle violenze della natura, le cui campate ora sono a rischio per il traffico pesante che vi si svolge ogni giorno. Intanto è bastata una foto per riproporre un progetto, che se realizzato, muterebbe certamente il paesaggio di questa parte della Sila, dove le grandi opere risalgono a tempi remoti, ma rivaluterebbe anche l’economia di questa zona, proprio come avvenne agli inizi del secolo scorso, quando nella costruzione dei grandi invasi artificiali trovarono un lavoro dignitoso centinaia di operai che bloccarono l’emigrazione transoceanica.