Archive for settembre, 2013

CONTINUA L’EMIGRAZIONE DEI GIOVANI

di Francesco Mazzei

Le aree interne rappresentano una parte ampia della nostra nazione, circa tre quinti del territorio e poco meno di un quarto della popolazione, assai diversificata e insediata al proprio interno, distante da grandi centri di agglomerazione e di servizio e con traiettorie di sviluppo instabili, è tuttavia dotata di risorse che mancano alle aree centrali e marine, “rugosa”, con problemi demografici ma anche fortemente policentrica e con forte potenziale di attrazione. Intervenire quindi in modo deciso, è un impegno politico doveroso e sfidante. Naturalmente richiede visione d’insieme, azione coordinata e mobilitazione delle stesse “comunità” che devono pretendere attenzione al fatto, che da queste aree vengono beni necessari per tutti noi: acqua, aria buona, cibo, paesaggi, cultura. In queste zone invece, è un lento morire, paesi addormentati, indeboliti, braccati dal pericolo incalzante dell’abbandono. Il fenomeno interessa tutte le province della Calabria e non sono esclusi neanche i centri più grossi come ad esempio San Giovanni in Fiore. Il filo conduttore che lega il destino di tanti paesi delle aree interne e li condanna all’oblio, è l’invecchiamento della popolazione, che poi è conseguenza della forte emigrazione degli anni passati, emigrazione che ha determinato nel tempo uno squilibrio nella struttura della cittadinanza stessa, se poi si tiene conto che la popolazione anziana è una quantità di persone con un basso reddito, si genera un indice d’impoverimento notevole di questi comuni calabresi. Paesi dell’entroterra che come San Giovanni in Fiore sono stati penalizzati negli anni 50 e 60 dal fenomeno migratorio, un vero e proprio esodo che ha provocato uno sbilanciamento sociale ed economico con esiti ancora identici a distanza di cinquanta anni. Allo stato attuale in queste zone, l’emigrazione di massa si è fermata, l’esodo rimane purtroppo al trasferimento dei giovani che hanno un’istruzione elevata e che trovano altrove, quello che la nostra terra non riesce a dargli. Insomma si torna ad emigrare: ieri con la “valigia di cartone” oggi con la valigia più moderna ed elegante che passa dal padre al figlio. Una possibilità di una nuova vitalità per questi paesi, figli di un’Italia minore ed in particolare per un paese come il nostro, si potrebbe avere solo con una politica adeguata per valorizzare l’agricoltura, le risorse boschive, il turismo paesaggistico, culturale e gastronomico; potenziare l’impiantistica per lo sci, rilanciare i prodotti tipici, sfruttare meglio i laghi, insomma, c’è tanto da lavorare, basta avere idee, coraggio e soprattutto una classe politica capace. A San Giovanni in Fiore oggi invece, è un vivere e non vivere. Gli uffici importanti non ci sono più o funzionano male, la scuola ogni anno registra meno alunni, il presidio ospedaliero è in agonia, i piccoli esercizi commerciali chiudono, i terreni sono incolti e l’artigianato muore, il reddito medio in queste zone ancora è inferiore del 36% rispetto a quello nazionale. In queste condizioni allora, “prestami la valigia papà” è il grido forte dei giovani sangiovannesi.