di Saverio Basile
Da più di trent’anni Giovanna Silletta (ma è più conosciuta con il cognome del marito, Cerminara), confeziona bambole con l’antico costume sangiovannese. E’ un lavoro che fa con piacere, anche perché le sue bambole le hanno fatto conoscere personalità importanti del mondo della politica, dell’economia e dello spettacolo (dalla moglie del presidente Carlo Azzeglio-Ciampi, alla moglie del presidente della Banca d’Italia, Guido Carli, a Sofia Loren, tanto per fare qualche nome). Come le piace vestire di “pacchiana” le giovani mogli di tanti emigrati rientrate per qualche giorno nel paese d’origine dei mariti o le bambine che partecipano a sfilate organizzate dalle scuole o in occasione del Carnevale. Fatto sta che Giovanna passa tutto il suo tempo libero a scegliere stoffe, ricamare ‘ncùllerate o fare le pieghe alli cammisùotti. L’abbiamo seguita per una mattinata nel suo laboratorio di viale della Repubblica, dove ha una ricca collezione di bambole, elegantemente vestite con tessuti di broccato di seta colorati e di tessuti velati che ne evidenziano le forme (Culu e mìnne mi le fazzu io, a bona portata mi la de rare Dio). Poi con pazienza certosina inizia a vestirle: mutandone di lana, suttàna, gunnella di broccato ccu li chjcuni, sinadettu; mentre dall’ombelico in sù: càmmisola vellutata, curpiettu che lascia evidenziare la ‘ncollerata e, infine, ‘u ritùortu (severamente di lino bianco). I capelli richiedono un impegno a parte: fare i nurura annodando gli stessi capelli e intrecciando le jette non è facile, ma non per Giovanna, che ha grande esperienza in materia di vestizione delle pacchiane. E così in questa casa-museo sembra di rivivere tempi lontani, quando ogni donna adulta del nostro paese, vestiva il classico costume sangiovannese, che ne abbelliva le forme e ne valorizzava il corpo.