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I DIPINTI DEL CHIOSTRO DEI CAPPUCCINI

Giovanni Greco

Oltre che restaurato nella struttura muraria, il chiostro del convento dei Cappuccini di San Giovanni in Fiore è stato anche abbellito con una serie di dipinti costituiti da oli su tela irrobustita con un impasto di lana di vetro e altri materiali conservanti e protettivi. A realizzarli sono stati Elvan Asarkaya e Murat Cura, una coppia di pittori appartenenti alla comunità cristiana di Efeso, oggi piccolo centro sulla costa turca del Mar Egeo, poco lontano da Smirne, noto soprattutto per il suo imponente sito archeologico, ma celebre nell’antichità greco-romana per essere stata una ricca e fiorente città, un luogo importante di religiosità e tra le prime culle del cristianesimo. Quattro di queste tele coprono gran parte della superficie dei muri interni del chiostro. In quella sul muro meridionale (m 4,40×1,54) è ricordata la storia e la vocazione monastica del paese. In cima a un colle si staglia la figura solenne e imponente dell’abate Gioacchino, vestito di un saio bianco, reggente con un braccio il pastorale abbaziale, nella mano sinistra il libro aperto del suo commento all’Apocalisse e con la mano destra distesa a indicare nella verde e sottostante vallata attraversata dall’acquedotto badiale il complesso abbaziale con il primo nucleo dell’abitato cittadino. E, più sopra, il convento dei Cappuccini, fondato alcuni secoli dopo, ma che, come rappresentato dal gruppo di frati dietro la figura del Poverello d’Assisi, ha proseguito la fruttuosa tradizione monastica del paese dopo l’esperienza florense e cistercense. In un angolo, sdraiati nel prato, i buoi che, secondo una popolare leggenda, hanno guidato il monaco di Celico nella scelta del sito silano. Sul dipinto del muro orientale (m 4,40×1,52) è illustrata la vicenda della croce del Beato Angelo, già raccontata su questo giornale nel numero dello scorso mese di giugno. Sullo stesso muro, in uno spazio ricavato nella porta della vecchia foresteria e protetto da vetrata, sono state poste la pesante croce servita per la rappresentazione del Calvario nel lontano 1724 e una moderna statua del cappuccino di Acri, che sarà proclamato santo il prossimo 15 ottobre. Il dipinto sul muro del corridoio occidentale (m 5,50×1,53) è una rappresentazione corale e storica della Provincia cappuccina di Cosenza con tutti i frati che ne hanno fatto parte nel corso del ‘900 sparsi a gruppi sul sagrato della chiesa conventuale. Sul lato sinistro il padre fondatore S. Francesco consegna il saio per la vestizione nelle mani di un frate (l’attuale Ministro Generale dell’Ordine fr. Mauro Johri?), a simboleggiare la scelta dell’addio al mondo secolare e l’entrata nella fraternità francescana. Sulla parete settentrionale, che il chiostro divide con la chiesa, si distende la tela più grande (m 7×1,50), che celebra la storia e la gloria della chiesa parrocchiale. Nella parte sinistra è rappresentata la Madonna con in braccio Gesù Bambino su una nuvola sorretta da cherubini e serafini, che con il nome di Santa Maria delle Grazie dà il titolo alla chiesa. Al centro è riprodotto l’antico pulpito con dentro S. Antonio da Padova con il giglio in mano, la cui tredicina nel mese di giugno segna uno dei momenti liturgici maggiormente caratterizzati da grande devozione e partecipazione popolare. A destra la navata della chiesa ripiena di tanta gente. Anche negli altri dipinti prima descritti è presente una variegata rappresentanza della comunità sangiovannese – frati, preti secolari, uomini, donne nel costume tipico locale – tra cui è possibile riconoscere personaggi noti del passato e del presente. In altri tre dipinti di medie dimensioni sono raffigurati: S. Elisabetta d’Ungheria (m 2×1,15), patrona delle terziarie francescane e, come ci ricorda il quadro, regina dedita alle opere di carità; S. Pio da Pietrelcina (m 1,84×1,15) rappresentato sotto la struttura lignea e dorata dell’altare maggiore della chiesa cappuccina sangiovannese con un crocefisso nelle mani bendate per le stimmate e un inginocchiatoio vicino, pronto a confessare; S. Chiara d’Assisi (m 2×1,15), tra le prime a seguire l’esempio e la predicazione di S. Francesco e fondatrice del secondo Ordine francescano, poi detto delle Clarisse. Un quarto quadro presenta l’immagine della Madonna Assunta (m 2,20×150) che si venera a Efeso, vestita di tunica bianca con cingolo, mantello azzurro e diadema. E’ un omaggio e atto d’amore dei pittori alla loro terra d’origine, che accolse la Madre di Gesù e l’apostolo Giovanni quando lasciarono Gerusalemme dopo la Pentecoste e anche S. Paolo negli anni della sua prima predicazione. Completano l’opera pittorica altri dodici quadretti di piccole dimensioni con il ritratto dei parroci che hanno retto nel corso degli anni la parrocchia.