di Saverio Basile
Sfidando la pioggia, centinaia di savellesi hanno preso parte stamattina davanti alla Jesulella alla benedizione del Palme, che in questo piccolo paese dell’Alto Crotonese, ha un significato altrettanto nobile, quello di ricordare il tragico terremoto che il giorno delle Palme del 1638 distrusse i comuni di Carpanzano e Scigliano nel Vallo di Cosenza, mettendo in fuga i loro abitanti sfuggiti alla catastrofe. Molti di quegli esuli trovarono rifugio sulle montagne di Scalzaporro, accolti dalla principessa Carlotta Savelli alla quale poi venne intitolato il borgo, abitato inizialmente da contadini, pastori ed artigiani. Da allora gli abitanti di Savelli dopo la benedizione delle Palme si portano, ogni anno, in processione al cimitero per lasciare sulla tomba dei propri cari un ramoscello d’ulivo a ricordo di quel tragico evento che causò la morte degli antenati degli attuali abitanti. La popolazione di Savelli, ancora oggi, si sente legata per tradizioni ed abitudini, agli abitanti di Carpanzano con i quali si sentono legati da un “vincolo di sangue” che si perde negli anni lontani. I due comuni, comunque, hanno suggellato un patto di gemellaggio per consolidare quell’antica parentela, che si legge negli occhi, nei visi e negli atteggiamenti di tanti uomini e donne che hanno in comune non solo il colore della pelle, ma cognomi e nomi a dimostrazione che esiste un’affinità di legami. Savelli, indicato dagli storici locali, come il “nido d’aquile”, è posto oltre i 1.014 metri sul livello del mare e da quell’altezza si domina ad occhio nudo gran parte del litorale ionico che da Punta Alice arriva fino a Capocolonna, mentre nella valle sottostante il Neto scivola come un immenso serpentone prima di ricevere le acque del Lese e diventare tutt’uno fino alla foce, dove nel 1844 sbarcarono gli sfortunati fratelli Bandiera e compagni. Per saperne di più su questo paese che merita una particolare attenzione consigliamo quanto hanno scritto Pericle Maone, Giovambattista Maone e Pietro Pontieri.