Archive for maggio, 2018

LE BELLE CALABRESI E I BALDI “POLENTONI”

di Saverio Basile

Finita la guerra, un plotone di soldati italiani fu tenuto di stanza nel mio paese, San Giovanni in Fiore, per decisione degli alleati (inglesi e americani) che avevano vinto la Seconda Guerra Mondiale e continuavano ad occupare il nostro territorio. Il loro compito era quello di interagire tra le forze militari straniere, impegnate nello sfruttamento dell’immenso patrimonio boschivo della Sila e la popolazione locale, che riteneva ingombrante la presenza di tutti quei militari che avevano requisito le diverse segherie e altre ancora ne avevano impiantato a Germano e Palla-Palla. Quei militari italiani erano in prevalenza “polentoni” e avevano trovato alloggio in due strutture gentilizie del luogo, requisendole: Palazzo Benincasa e Palazzo del Barone. La sera immancabilmente, si ritrovavano alla cantina di Fedele Guzzo, su via Florens, la strada centrale del paese. Il locandiere e sue moglie Maria, ad una certa ora del pomeriggio apparecchiavano in mezzo alla strada i tavoli e i “polentoni” mandavano giù un bicchiere di vino, uno dietro l’altro. Quando poi l’alcool cominciava a fare il suo effetto si passava dai lunghi e incomprensibili discorsi nei rispettivi dialetti, a cantare le canzoni in voga all’epoca, come “La bella Gigogin” oppure “Bevevano i nostri padri e noi che figli siam beviam, beviam beviamo” e le ragazze del mio vicinato, divertite ed interessate, si nascondevano dietro gli angoli  delle case o dietro le finestre, gustandosi lo spettacolo e sognando ad occhi aperti uno di quegli aitanti giovani, spensierati e festosi, che diffondevano allegria e che ritenevano potenziali mariti,  con i quali convolare  a giuste nozze, magari andando ad abitare lontano dal nostro paese. Fatto sta che nel 1945, quattordici splendide fanciulle cresciute tra casa e chiesa, sposarono nel giro di un anno, alcuni di quei militari, andando ad abitare nel Polesine, nel Bresciano, nel Parmense, ma soprattutto nell’Emilia Romagna. Comincia da quella data la grande emigrazione calabrese verso l’Italia del Nord.

Da: Il Giornale – 13 maggio 2018