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IL LUPO DELLA SILA

di Saverio Basile

Nell’immaginario collettivo dei sangiovannesi Silvana Mangano e Jacques Sernas erano gli amanti dei nostri sogni che ci hanno tenuto compagnia fino all’avvento della televisione. Amedeo Nazzari e Vittorio Gassman, il primo duro e possessivo e il secondo vittima di un amore impossibile, erano invece i prototipi di una Calabria arcaica che tardava ad emanciparsi. Tuttavia, gli attori scelti da Duilio Coletti nel 1949 per interpretare “Il lupo della Sila” sono diventati di famiglia nelle nostre case. C’era chi aveva incorniciato le pagine di “Grand’hotel” o di “Sogno” sulle cui copertine figuravano i volti familiari di questi bravi attori, mentre nelle botteghe dei sarti, dei calzolai e nelle officine erano posti in bella mostra le locandine che annunciavano la proiezione della pellicola. Le scene del film sono state girate tutte in Sila e gran parte anche nel nostro paese e così c’è stata data l’opportunità di vederli da vicino, di toccarli o semplicemente di gridare da lontano “ciao Silvana!…” La trama del film, si cala perfettamente nell’ambiente dove si svolgono le scene: Pietro (Vittorio Gassman) ed Orsola (Luisa Rossi) s’amano e poiché Rocco (Amedeo Nazzari), fratello d’Orsola, s’oppone alle loro nozze, essi si danno convegno in una capanna. Una sera viene ucciso un uomo in paese. Pietro, di ritorno da un convegno amoroso, viene arrestato, perché ritenuto colpevole di quel delitto. Egli si proclama innocente, ma per non compromettere Orsola, si rifiuta di confessare come ha passato la sera. La madre di Pietro (Olga Solbelli) vorrebbe indurre Orsola a intervenire a favore del figlio, ma Rocco la respinge brutalmente. Pietro viene condannato. Una notte riesce ad evadere dal carcere e si reca a salutare la madre e la sorellina, Rosalia (Silvana Mangano). Sulla soglia di casa sua, viene però ucciso dai carabinieri: la madre muore per il dolore. Rosalia cresce in collegio, covando l’odio e architettando la sua vendetta. Ritornando presso la sua casupola, viene sorpresa dalla bufera. Rocco la trova semisvenuta e ignorando chi fosse, la porta a casa. Rosalia riesce a rimanervi e fa in modo di fare innamorare di sé tanto Rocco quanto il figliolo di lui Salvatore (Jacques Sernas), rendendoli gelosi l’uno dell’altro. Rocco vorrebbe sposarla, ma alla vigilia delle nozze, essa fugge con Salvatore. Mentre li insegue, minacciando, Rocco viene ucciso dalla sorella Orsola. In tutto questo contesto un cane lupo riesce ad offrire la sua fedeltà tanto a Nazzari, quanto a Mangano e Sernas. Un film drammatico ma che si ambienta perfettamente (per lo meno a quell’epoca) nei luoghi dove è stato girato. “Ecco un buon film, rapido e proporzionato, che non perde mai di vista i personaggi e la vicenda: – scriverà Ermanno Contini su Il Messaggero del 12/1/1950 –  una storia di odio e di amore, di crudeltà e di vendetta, raccontata con franca evidenza senza divagare sui particolari coloristici dello sfondo [...]“.