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URGE UNA POLITICA CHE VALORIZZI IL CIMITERO

Prima che lo possano dire gli altri, vogliamo arrogarci il merito di averlo scritto per prima noi: il cimitero di San Giovanni in Fiore è uno dei più brutti della Calabria! Si è esteso a dismisura, senza criterio e allo stesso modo di come è cresciuto il paese, che negli anni Sessanta, per non fare torto agli emigrati “povera gente, che si è sacrificata una vita all’estero” abbiamo tollerato una espansione urbanistica selvaggia. Ma torniamo al Camposanto che secondo “Il dizionario della lingua italiana” di N. Tommaseo e B. Bellini (edizione 1885) “è il luogo religioso e civile dove oltre alla sepoltura dei morti si manifesta il culto dell’arte”. Questa definizione da noi “è un sogno che svanisce” dopo la prima visita al pio luogo. I loculi sono cassetti di un immenso armadio in cemento e marmo dove, pur volendo, non si può fare alcuna modifica, Né tantomeno un abbellimento di natura artistica. Per non parlare degli spazi comuni destinati alla sepoltura di quanti non dispongono di un loculo. Qui ognuno fa quello che vuole, proprio come è successo e succede in paese: chi entra da destra e chi esce da sinistra; chi mette a dimora piante di un certo tipo e chi osa costruire anche gradini per salire comodamente davanti al loculo assegnato. Le strade interne al recinto cimiteriale sono poi tutte a rischio, perché le radici degli alberi ne hanno deformato il fondo e quei pochi gradini esistenti non presentano alcuna uniformità, mentre quando piove bisogna aggirare le fonti d’acqua che sono lontane dall’essere incanalate. Insomma, un caos che fa dire a quelli che vengono da fuori: “Quanto è brutto questo cimitero!”. La colpa è di tutti gli amministratori che si sono succeduti fino ai nostri giorni. Perché nessuno ha avuto il coraggio, la forza e l’ardire di “inventare” ed attuare una politica cimiteriale. Non esiste un solo “pezzo” di arredo urbano, neppure un capitello spezzato a metà, per ricordare che la morte, quando viene colpisce inesorabilmente tutti, senza distinzione di età e ceto sociale. Eppure sono stati a capo di questo settore persone avvedute e titolate, però quando parlavano del cimitero istintivamente si toccavano…convinti di allontanare la morte dal proprio cospetto. Morti ne abbiamo tutti al cimitero, allora prendiamo per loro un bell’impegno: ricostruiamo le strade; abbelliamole, dove è possibile, con aiole; mettiamo ordine al diffuso disordine; vietiamo ai falsi “invalidi” di arrivare in macchina davanti alla tomba di famiglia; installiamo telecamere funzionanti; sistemiamo qualche panchina; invitiamo chi ha avuto la concessione di portare a compimento l’opera, pena la revoca, e soprattutto diamo a questo pio luogo il decoro che gli compete, in rispetto di chi non ha più voce…