Al 1° gennaio 2019 gli abitanti sono 16.859
Non si è fatto nulla per creare sviluppo e occasioni di lavoro
Gli ultimi dati Istat sul nostro paese non sono affatto confortanti. Negli ultimi vent’anni stiamo precipitosamente scendendo come numero di abitanti e, di conseguenza, come numero di nuclei familiari. Intanto, al 1° gennaio 2018 il numero di abitanti risulta essere di 16.859, con una netta perdita di ulteriori 215 persone, nel giro di pochi mesi. Le femmine, come al solito, sono in maggioranza 8.663 e i maschi 8.197. I nuclei familiari sono in tutto 7.160. I nati nel 2018 sono appena 114 (nati in prevalenza fra Cosenza e Crotone) e solo sette si possono vantare di essere nati a San Giovanni in Fiore. Mentre i morti sono stati in totale 180. Gli stranieri sono 497, in maggioranza provengono dalla Romania (173), dal Marocco (149), dall’Albania (89), dalla Cina (19), dall’Ucraina (17). In materia di migrazione ed emigrazione i dati non sono significativi: migranti 140; emigrati 281. Senza voler essere pessimisti fra trent’anni, se non prima, abiteranno San Giovanni in Fiore non più di 8.000 persone in prevalenza pensionati. Dimentichiamoci il boom degli anni Sessanta-Ottanta (censimento 23 ottobre 1981, che contava 20.179 abitanti), quando enti come Comune, Ovs con il rimboschimento, Enel, Sip, Poste, FCL, Istituti bancari, scuole di ogni ordine e grado, Ospedale, eccetera, erano in pieno esercizio, dando speranza di sviluppo in questo paese che puntava a frenare i flussi emigratori che nei due decenni precedenti avevano turbato la nostra popolazione. Le nostre previsioni sono, a dir poco allarmanti, poiché in tutti questi anni non si è fatto nulla per creare sviluppo e occasioni di lavoro produttivo e dignitoso, nello stesso tempo. Ci siamo accontentati di un tipo di assistenzialismo, comodo ai politici ma mortificante per la popolazione. Eppure in altre parti d’Italia, a cominciare dal Veneto che contava più emigrati della Calabria, sono riusciti a fare cose eccelse. I calabresi purtroppo sono rimasti indietro (e, di conseguenza i sangiovannesi) che non sono riusciti a mettere in atto una filiera del legno, né tantomeno una filiera dell’acqua, che pure in Sila c’è abbondanza di materia prima.