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MARIO OLIVERIO LIBERO DI MUOVERSI NELLA “SUA” CALABRIA

” È stato un inverno lungo e freddo quello che ci lasciamo alle spalle. Un inverno per me particolare che lascia un segno indelebile nella mia esistenza e nella storia della Calabria. Finalmente è arrivata la Primavera a ridare giustizia a me e alla terra che ho la responsabilità e l’onore di guidare”. Questo è stato il primo commento a caldo del presidente della Giunta Regionale della Calabria Mario Oliverio, appena appresa la notizia che la Suprema Corte di Cassazione aveva accolto la richiesta degli avvocati Armando Veneto ed Enzo Belvedere di tornare libero di muoversi su tutto il territorio calabrese e non soltanto nell’ambito del proprio comune di residenza San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza. “Tre mesi bui in cui il dubbio dello smarrimento della giustizia è stato costantemente in agguato. Sapere di essere onesti ed innocenti ed allo stesso tempo condannati alla privazione della libertà senza processo è duro ed amaro da accettare. E ancor più feroce l’angoscia alimentata dal dubbio che i calabresi possano essersi sentiti traditi e ingannati da colui nel quale hanno riposto la loro fiducia, affidandogli la responsabilità di governare la Cosa Pubblica, il loro futuro, le loro speranze. Sento di dire oggi ciò che ho avuto modo di dire il giorno in cui mi è stato notificato il provvedimento di limitazione della mia libertà e lo faccio con la forza della giustizia che si aggiunge a quella della verità, che è stata per me il primo fattore di resistenza: I calabresi devono stare tranquilli, il loro presidente non ha mai tradito la loro fiducia e mai lo farà. La mia azione di governo è stata sempre ispirata alla lealtà, ai valori dell’onestà e all’affermazione della legalità, valori in cui ho creduto e continuo a credere e per i quali ho speso la mia intera esistenza” Dal canto loro gli avvocati Veneto e Belvedere evidenziano che “la Corte di Cassazione – sez VI –  ha annullato nella sua totalità, e non solo per la parte cautelare, l’ordinanza che imponeva l’ordine di dimora al presidente. E’ pertanto evidente che la Corte ha distrutto l’intero castello accusatorio, non solo nella parte relativa alla misura coercitiva imposta, ma anche in riferimento al merito dell’imputazione”. Soddisfazione nella città di origine del presidente Oliverio e fra gli estimatori che in questi tre mesi di “forzato” esilio gli hanno tenuto compagnia.