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All’UNICAL CONFERENZA DEL VESCOVO BONANNO SU D.NICOLETTI COME D. STURZO

di Umberto Tarsiano

L’Istituto Calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea (Icsaic) ha tenuto ieri, presso l’Unical, un convegno di studio dal tema: «Alla scuola di don Sturzo: il popolarismo nel Mezzogiorno. A cento anni dall’Appello ai Liberi e Forti». L’iniziativa è stata organizzata dall’Icsaic con la collaborazione del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Unical, della Fondazione Carical e dell’Istituto Luigi Sturzo. Il simposio è stato aperto dai saluti istituzionali di Paolo Palma, presidente dell’Icsaic e di Francesco Raniolo, direttore del Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Unical. Hanno portato il loro contributo scientifico, sviluppando diversi aspetti del tema: Raffaele Cananzi, già presidente nazionale dell’Azione Cattolica e deputato del Ppi; Roberto Pasquale Violi dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale; Leonardo Bonanno, vescovo della Diocesi di San Marco Argentano–Scalea; Daria De Donno dell’Università del Salento; Antonello Costabile dell’Università della Calabria; Giuseppe Palmisciano della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale; Giampaolo D’Andrea dell’Università della Basilicata; Vittorio De Marco dell’Università del Salento; Giuseppe Ferraro dell’Università di San Marino; Franco Altimari dell’Unical; Vittorio Cappelli dell’Unical; Vincenzo Antonio Tucci direttore dell’Archivio storico diocesano di Cosenza; Lorenzo Coscarella del direttivo Icsaic e Francesco Milito vescovo della Diocesi di Oppido Mamertina–Palmi. Il Vescovo Bonanno ha tenuto la sua relazione su «Don Luigi Nicoletti e il clero cosentino nella stagione del popolarismo» approfondendo gli anni dal 1919 al 1922, poiché «la fondazione del partito popolare trova a Cosenza un retroterra ricco di fermenti e pronto alla seminagione. Quando il 18 gennaio 1919 Don Sturzo lanciò lo storico appello “ai liberi e forti” i cosentini furono tra i primi ad aderire alla chiamata con entusiasmo. A Roma il 30 gennaio dello stesso anno fra le diciannove commissioni provinciali approvate vi fu quella di Cosenza, la prima di tutta la Calabria» e il settimanale “L’Unione” divenne organo provinciale del Partito Popolare il mezzo con cui si realizzarono le più belle e le più vere battaglie giornalistiche di Carlo De Cardona e di Luigi Nicoletti che fu segretario provinciale del Partito Popolare Italiano nel 1920. Il sacerdote ed incisivo critico letterario Nicoletti (San Giovanni in Fiore 1883,Cosenza 1958, Cosenza) era impegnato nell’opera di elevazione sociale e morale della gente di Calabria da guadagnarsi l’appellativo di «don Sturzo calabrese». Monsignor Bonanno, che ha curato due studi sul sacerdote cosentino e diversi articoli, ha sottolineato come «Nicoletti costituisce un riferimento imprescindibile, esempio emblematico del Movimento cattolico a Cosenza, alla stregua di don Carlo De Cardona, appartenendo egli a quella fioritura di sacerdoti che, come gli «abbés démocrates», tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 si sono distinti per un impegno sociale e politico congiunto a quello sacerdotale. Erano tempi difficili poiché dominavano la massoneria e l’irreligione; le classi lavoratrici subivano il fascino del credo marxista; l’anticlericalismo era di moda sulle cattedre, nella stampa e persino nelle botteghe di barbiere». L’impegno di don Nicoletti non sempre trovava accoglienza: insieme ai pochi laici che con lui collaboravano, l’Azione Cattolica aveva molte difficoltà a sorgere nelle parrocchie della provincia a causa della crisi che si manifestava sia trai preti che nella società che, pur professandosi cristiana, era abbagliata dall’ideologia fascista. Vi furono, però,  nel clero figure che vanno inserite nel filone del popolarismo a Cosenza come don Francesco Pizzuti, don Domenico Cassano, don Michele Colistro (di Paola), don Umberto Amendola (che venne confinato dal fascismo a Cosenza), don Antonio Lanza(che sarà arcivescovo di Reggio Calabria a soli 38 anni e che a Paola tenne i corsi per la formazione dell’Azione Cattolica calabrese), don Raffaele Pugliese (di Cellara) e i fondatori delle Casse Rurali don Francesco Gullo (Spezzano Albanese), don Francesco Cozza (Dipignano) e altri, definiti parroci decardoniani.