di Alessia Lopez
Dicembre è l’indiscusso mese delle tradizioni e dei festeggiamenti tra parenti e amici e, a coronare, tutti i momenti conviviali, è il “brindisi” con tanto di calici rivolti in alto o verso la persona alla quale è destinato. Per il galateo è buona regola, poiché poco elegante, non far toccare i bicchieri, soprattutto se si è in tanti, ma a Capodanno si vive di eccezioni, essendo, finanche, ammesso il botto a suon di festa, che, secondo un antico rito, scaccerebbe gli spiriti maligni! Tale usanza ha radici profonde, precisamente, il vino ha valenza storica di aggregazione, largamente impiegato nei simposi e nei convivi – banchetti degli antichi Greci e Romani – e il simposiarca – persona eletta a presiedere il simposio – oltra a soprintendere alla preparazione delle bevande, procedeva a elaborare argomentazioni di buon auspicio, ossia i “brindisi”, rivolti ai commensali e alle donne amate. La consuetudine dilettevole di accompagnare il brindisi con una rima non è, quindi, farina del nostro sacco, ma retaggio di un passato abbastanza risalente e ogni qualvolta si loda qualcuno, si inneggia, sempre, alla tua salute. Deriva, infatti, dall’Antica Grecia la formula “Alla salute”! Ma perché si brinda alla salute? E perché si sviluppò la pratica del brindare? Il rito propiziatorio del brindare era diretto a preservare la propria vita e quella degli astanti dai frequenti avvelenamenti diabolicamente studiati nei confronti dei convitati poco simpatici. Fu ai tempi dell’Antica Roma che si diffuse l’atto del brindisi, inteso come urto molto fragoroso dei bicchieri, non trattandosi di calici di vetro come quelli odierni, ma di coppe metalliche, tale da far avvenire uno scambio di gocce di vino da una coppa all’altra per rassicurare chi beveva dall’eventuale traccia di veleno immessa nel suo calice dal padrone di casa o da qualche scaltro ospite, in questo modo tutti bevevano lo stesso vino. Il termine brindare indica, etimologicamente, la gestualità compiuta, deriva dall’espressione tedesca “bring dir’s”, che letteralmente significa “lo (il bicchiere) porto a te”; mentre l’espressione prosit – dal latino prodesse – letteralmente “che sia di giovamento” era, originariamente, pronunciata dal sacerdote al termine della messa, oggigiorno, diffusa, soprattutto, nel Nord Europa. Si è soliti pronunciare, anche, le parole “cin cin” non lontanissime di significato, deriverebbero dal cinese antico “ch’ing ch’ing”, quale modo di ringraziamento “prego prego”, furono acquisite come cordiale saluto giornaliero e augurio di una buona navigazione dai marinai e dai commercianti inglesi nel periodo Vittoriano. Nel cinese moderno significa “bacio bacio” e ben si presta a descrivere l’incontro dei bicchieri, oltre a ricordare il suono onomatopeico del tintinnio. Il brindisi potrebbe essere, quindi, simbolo di unione dei popoli, essendo divulgato ovunque il medesimo significo – Germania, Austria: Prosit, Brasile: Sayde, Viva (salute, viva), Francia: Santé! (salute), Finlandia: Kippis (evviva), Olanda: Proost (salute), Gran Bretyagna: Cheers (evviva), Russia: Na zdorovje (salute), San Giovanni in Fiore: Salute –. Per cui, si brinda e non si beve alla salute e moderate le bevute!