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DIETRICH BONHOFFER, NEL TEMPO DEL CORONAVIRUS

di Francesco Capocasale

Il 9 aprile ricorre il  75° anniversario della morte di Dietrich Bonhoffer, avvenuta  nel 1945 in un campo di concentramento nazista  e vista l’emergenza sanitaria e sociale  vissuta dall’Italia e dall’Europa, sarebbe auspicabile che la Signora Merkel figlia, tra l’altro, di un pastore luterano, rileggesse le pagine scritte dal teologo tedesco e attinenti al rapporto -Morale e Politica – per  avere approcci diversi nella gestione di questa fase drammatica  che riguarda l ‘intero continente europeo, convincendosi, finalmente, ad “europeizzare la crisi” generata dal Covid -19 e che va  ben oltre i nostri confini nazionali. Nell’attuale contesto di grave crisi non solo sanitaria ma anche sociale ed economica, sarebbe, quanto mai opportuno, riprendere le riflessioni e il pensiero di questo “grande teologo e cristiano autentico”, per ritrovare la capacità, a cominciare dalla Germania, per gestire una situazione quasi al limite del collasso e che, purtroppo, viene aggiornata quotidianamente con termini sempre più negativi e preoccupanti. Bonhoffer, come è noto, è considerato uno dei testimoni della cristianità del 900, tanto che la sua statua è collocata nell’Abbazia di Westminster con la Bibbia in mano, accanto a M.L. King, S. Massimiliano Kolbe e il Vescovo Oscar Romero proclamato Santo il 2018. Sommessamente, non da esperto o studioso, ma solo da lettore, sin da giovane studente liceale, di alcuni suoi libri, in primis “Resistenza e Resa”, mi permetto di ricordarlo, evidenziandone l’influenza che ha esercitato nel corso del 900, sull’orientamento culturale e spirituale di quanti, non solo dell’area cattolica europea, amano e credono nel sistema dei valori connesso al principio della Libertà, come elemento fondante delle Comunità. In questo senso è opportuno richiamare quanto scriveva, anni addietro, il Cardinale Ravasi: “Bonhoeffer esaltava la necessità dell’impegno cristiano nelle –realtà penultime –cioè in quelle della storia e dell’azione sociale e politica, per poter accedere alle- realtà ultime – quelle della Fede e della Pienezza della Vita in Dio.  Bonhoeffer definito, per il suo stile ecumenico figura “a- confessionale”, fu promotore di una “Teologia legata alla storia e al contesto nel quale veniva esplicitata”.  Una Teologia, per come osservava Italo Mancini, “responsabile, concreta e non astratta, costruita su principi a –temporali” e quindi intramontabili, non intaccati dall’usura del tempo. Il  Suo pensiero unitamente alla  Sua testimonianza , furono  sempre alimentati dalla ricerca  della libertà,  nella costante attenzione al  valore della pace in contrapposizione alla guerra, nella prospettiva sapienziale, del significato della Croce e della Resurrezione, così  come analoga attenzione venne riservata alla questione ebraica inquadrata  nel più complesso “sguardo verso l’oriente” nel desiderio di Bonheffer, non realizzato, di conoscere Gandhi e di condividere l’esperienza comunitaria della Ashrava. Intorno a queste tematiche, sinteticamente richiamate, si è svolto, tra “profezia, pensiero ed azione” l’itinerario umano, culturale e spirituale di Dietrich Bonheffer che, come scriveva nella “Vita responsabile” sosteneva: “la nostra attività ha senso se si pensa e si opera pensando alle prossime generazioni, pronti ad andarcene ogni giorno, senza paura e senza preoccupazioni”, quasi un monito per i nostri governanti europei. Così come non si può fare a meno di sottolineare il concetto: “non di geni, di cinici o dispregiatori di uomini abbiamo necessità ma, al contrario, abbiamo bisogno di uomini schietti, semplici e retti”.

Dietrich Bonheffer rimane un esempio, per come è stato osservato, di “moralità politica, di impegno e di passione autentica”, e commemorando l’anniversario della Sua morte avvenuta per mano nazista, poche settimane prima della resa della Germania, è significativo anche ricordare come insegnamento un Suo bellissimo pensiero: “Libertà, TI cercammo a lungo nel dovere, nell’azione e nel dolore, morendo, TE riconosciamo ora nel volto di DIO.” Questa dichiarazione ha, ancora oggi, piena validità e grande fascino culturale /spirituale per svolgere, con un solido retroterra ideale, impegni sociali e politici a favore della Persona ed orientati – unicamente – verso il servizio alle nostre Comunità, nella consapevolezza – per come sempre Bonheffer scriveva, di “dover rispondere alle esigenze della vita in tutte le sue dimensioni e nell’accettarla nella prospettiva di una soddisfazione più alta”. Rileggere oggi Bonheffer, nella realtà odierna, di crisi e di smarrimento può aiutarci a “reinterpretare eventi, opere, successi e insuccessi verificatisi dopo il 1945, nella storia italiana ed europea”, per costruire, nel contesto attuale, sul piano internazionale, percorsi nuovi nel segno della solidarietà, del rispetto e della tolleranza. In questa prospettiva si potrà anche superare, per quanto ci riguarda come italiani, quella che Gabriele De Rosa definiva la “transizione infinita”, per andare oltre il “presentismo “privo di valori profondi e di riferimenti alti, per operare –per come scriveva il Sindaco – Santo – Giorgio La Pira “la trasformazione del mondo che passa attraverso l’invenzione del futuro”, ritrovando speranza e concorde, positiva determinazione in direzione del “bene comune”. Tanto, soprattutto oggi, in una fase di straordinaria emergenza che  ha  già imposto ed imporrà, non solo all’Europa, tutta, e senza distinzione tra “nazioni forti e nazioni deboli”, la “riscrittura” di regole, norme e comportamenti  – per l’insieme umano non solo europeo “ed in grado di salvaguardare il  benessere di tutti  seriamente compromesso e  da ricostruire, senza egoismi e in maniera solidale, in un contesto drammaticamente mutato e che va assumendo, purtroppo, le caratteristiche del cosiddetto day after. In questo periodo storico,  diverso dai  precedenti, ci sarà bisogno, consideratale la drammatica situazione vissuta, della  revisione delle Politiche Europee finora adottate passando , effettivamente, a  “Politiche congiunte e condivise”, per come oggi viene dichiarato, con analisi e obiettivi comuni e senza il predominio, per quanto riguarda la Comunità Europea, del “direttorio Tedesco” che non pochi danni ha provocato in termini sociali  incidendo negativamente sul giusto   riequilibrio economico che non può più essere rinviato. In questa  direzione l’U.E non può governare l’attuale  “tsunami socio/economico”, con le mezze misure o parziali  ma occorrono ,invece, comportamenti , orientati dal principio del  “whatever  ti  takes” enunciato, anni addietro  ,dal Presidente Draghi e che oggi deve essere   applicato per non lasciare il nostro  paese in  solitudine a  gestire una crisi enorme e dalle conseguenze devastanti, e senza ricorrere, da parte dell’U.E  a forme inaccettabili  di “protettorato” per “vigilare “ sui paesi ,come l’Italia, in seria difficoltà. Dopo le uscite , anomale  e al limite del paradossale,   dei burocrati della Finanza Europea dei giorni scorsi che hanno suscitato legittime  e vigorose proteste, oltre che” autorevoli precisazioni “come quella più che opportuna del Presidente Mattarella, dovrà sempre di più emergere una più ragionevole consapevolezza adeguata alla  grave situazione attraversata  con  l’adozione di provvedimenti  , quale ad esempio il Fondo di Garanzia Europea  da rimodulare per fronteggiare l’emergenza e  riavviare, oltre queste settimane drammatiche  che , purtroppo ,segneranno la nostra storia nazionale, la ripresa economica del nostro paese che , mai come in questa occasione, ha necessità , come nel periodo della ricostruzione, di solidarietà  concreta. Speriamo che, così come accadde nella primavera del 1945, possano riapparire  presto la fiducia e la determinazione  necessarie, insieme alla solidarietà europea e anche  internazionale, per   progettare , con intensa costanza, la rinascita , sia pure  complessa  ,della nostra Comunità Nazionale .In questa prospettiva immediata non servono ai paesi europei più colpiti dal covi -19, come il nostro ,aiuti economici “condizionati”, come qualche spensierato se non “vampiresco ed usuraio  burocrate europeo sostiene,  ma  sono necessarie  urgenti  provvedimenti per evitare ,non solo l’aggravamento della crisi socio /economica,  ma anche possibili e non teoriche tensioni che potrebbero esplodere in veri conflitti dagli esiti imprevedibili per l’intero continente europeo. Il presidente Draghi, per la gestione di questa “tragedia di proporzioni bibliche” ha indicato la strada: “occorre attivare e mobilitare risorse”, con iniziative concrete ed immediate per bloccare la crisi ed avviare la ripresa con assoluta determinazione “dandoci come europei reciproco supporto”, bisogna “agire subito “in quanto la “causa è comune”. L’obiettivo dell’U.E., se ancora esiste, è quindi quello di salvaguardare tutti, supportando adeguatamente le nazioni e le fasce sociali più deboli delle comunità nazionali che hanno veramente immediato bisogno di tutela, sostegno e protezione per riprendere il cammino, non semplice e né facile, verso la completa rinascita. Ritroviamo, pertanto, tutti, senza distinzioni artificiose e di mero interesse particolare, il significato pratico di quanto scritto nei tempi antichi (Plutarco):” considerare tutti gli uomini connazionali e concittadini, una sia la vita e il mondo, per non essere governati separatamente per città e nazioni” ma unitariamente in piena concordia operativa.