Ospedale: che fare? È il comprensorio la chiave di volta!
La sanità calabrese occupa stabilmente l’ultimo posto tra le regioni italiane. La situazione non è cambiata neanche dopo una certa impennata avuta nel campo delle vaccinazioni e la notizia di meno contagi e ingressi negli ospedali. Basta del resto sfogliare le pagine dei quotidiani regionali sui quali spesso politici, sindacalisti ed esperti di tutte le tendenze esprimono le loro preoccupazioni sul venir meno e negatività dei Lea, sulle deficienze e difficoltà fatte riscontrare da ospedali grandi e piccoli, sulla qualità dei servizi resi, sul perpetuarsi dei viaggi della speranza dei calabresi verso le strutture sanitarie del Nord Italia e altre criticità. Eppure sono ormai più di dieci anni che la sanità calabrese è commissariata e sottoposta a un piano di rientro, che nelle intenzioni doveva tendere ad eliminare gli sprechi e a recuperare efficienza, produttività ed economicità. La situazione non sembra affatto migliorata e ora si aspetta un miracolo dal Recovery Plan. A San Giovanni l’ospedale è da anni in affanno e continua a destare non poche preoccupazioni. Ma la confusione continua. Ne sono la dimostrazione le iniziative e le dichiarazioni di queste ultime settimane. In una manifestazione svoltasi l’8 maggio scorso negli spazi all’aperto del Polifunzionale Futura-Park, accanto a qualche intervento propositivo, ci sono anche stati interventi “generici” di politici e sindacalisti locali, che, oltre a recitare l’abusato leitmotiv “l’ospedale non si tocca”, hanno preferito generalizzare e non prendere posizione. Limitandosi solo a invocare l’intervento della “politica” come panacea per risolvere i mali sanitari. In una nota pubblicata su un quotidiano regionale lo scorso giovedì 11 giugno, il sindaco Rosaria Succurro e l’assessore alla sanità Claudia Loria hanno detto: «Per rilanciare i servizi ospedalieri e territoriali occorre confrontarsi, uscire dallo schema del conflitto permanente, entrare nel merito della gestione e soprattutto confrontarsi con gli esperti». Giusto confrontarsi in merito alle criticità e alle potenzialità del nostro ospedale! Ma proprio per questo il consiglio comunale sangiovannese lo scorso gennaio ha approvato una proposta per la riqualificazione dell’ospedale e della medicina del territorio. Sembra, però, che il commissario dell’ASP cosentina non abbia intenzione di tener conto dei suggerimenti. Ed è stato forse proprio per questo che sindaco e assessore si sono “inventate” il diversivo dell’alleanza con l’ospedale di Acri, sui cui scarsi benefici preferiamo sorvolare. A conclusione della sopracitata nota, sindaco e assessore hanno anche aggiunto: «Continuiamo a lavorare con impegno costante, soprattutto perché l’ospedale di San Giovanni in Fiore possa diventare riferimento principale per la cura dei pazienti dell’intero comprensorio». D’accordissimo!!! Si tratta allora di definire al meglio questo comprensorio, interessarne le istituzioni che ne fanno parte, fare una nuova messa a punto della proposta in consiglio comunale, dopo averla ampiamente discussa con le forze politiche, sindacali e sociali e metterla in agenda per una sua corretta applicazione. Nel frattempo intanto: operare affinché la nostra struttura ospedaliera, definita “di montagna” o “di zona disagiata”, continui a mantenere tutti i servizi previsti, i posti-letto assegnati e il personale necessario.