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LA GUERRA DELL’ACQUA

Puntualmente nel pieno della stagione calda (solitamente attorno a Ferragosto) inizia la “guerra dell’acqua” nel paese più “bagnato” della Calabria: San Giovanni in Fiore, territorio solcato dai fiumi; Neto, Lese, Arvo, Garga, quattro fiumi tra i più importanti della rete idrica della Sila. Una storia vecchia di decenni, con un copione che sembra scritto l’altro ieri da Carlo Collodi, tanto per intenderci il papà di Pinocchio, il burattino di legno che ogni volta che diceva una bugia gli si allungava il naso. La storia parte dal tempo della Cassa per il Mezzogiorno quando eseguì l’opera di captazione della sorgente del Brigante per approvvigionare d’acqua il grosso centro silano di San Giovanni in Fiore (24 mila abitanti all’epoca) e i comuni dell’Alto Crotonese: Cotronei, in primis con una linea diretta, poi Caccuri, Castelsilano, Cerenzia, passando per un secondo ripartitore con sede a San Giovanni in Fiore. Solo che i tecnici di allora non valutarono adeguatamente il primo intoppo costituito da un impianto di pompaggio che avrebbe dovuto consentire all’acqua di valicare la montagna dell’Agnara e quindi “per caduta” poi  scendere a valle in direzione del nostro paese, con un costo annuo di diversi milioni di vecchie lire. Intanto la cabina del ripartitore delle acque, ubicata al bivio di Brigante, era chiusa con una serratura, ma di chiavi ne esistevano più di una e così chi arrivava prima manometteva la camera di manovra a proprio piacimento. San Giovanni in Fiore avrebbe dovuto ricevere in modo costante 51 litri di acqua al secondo, che in aggiunta all’acqua proveniente dalle Mangiature e dalla Valletta, avrebbe risolto il proprio fabbisogno. Ma puntualmente con il ripopolamento d’estate o sotto Natale del villaggio Palumbo, le cose andavano sempre più peggiorando. I sindaci Foglia, Acri, Piluso e per ultimo Belcastro, tra le altre incombenze, si sono dovuti far carico di salvaguardare il proprio diritto di ottenere dalla sorgente del Brigante i 51 litri di acqua al secondo pattuito, ora ridotti a 31 litri per efetto di una manovra che non si capisce da chi effettuata. E così, anche quest’anno il problema si presenta nella sua drammaticità. anche a causa del lungo periodo di siccità e così San Giovanni in Fiore è dovuto ricorrere a sopralluoghi, denunce per manomissione dell’impianto di ripartizione, sindaci con tanto di fascia tricolore, interventi dei Carabinieri e di altre Forze dell’Ordine. Ma cosa ci sta a fare la Sorical, l’ente regionale preposto alla salvaguardia e alla gestione di questo “bene”, se ancora ad avere le chiavi del ripartitore del Brigante, sono in tanti e tutti privi di titolo?  Non ci vuole tanto per mettere un po’ d’ordine in tanto disordine. Basta applicare la convenzione e tenere fuori da quel recinto chi non ha titolo per fare valere diritti che non gli competono. Intanto, date da bere agli assetati…così diceva nostro Signore tanti secoli addietro.