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“IL PAESE NON CRESCE SE NON INSIEME”

IL RECOVERY PLAN E’ UNA SINGOLARE OPPORTUNITA’ PER LA CRESCITA DEL MEZZOGIORNO

INTERVISTA A RAFFAELE CANANZI, ATTENTO OSSERVATORE POLITICO

DI ANTONIO TALAMO

Il Recovery plan è una singolare opportunità per la ripresa civile, sociale ed economica dell’Italia. I benefici diretti su uno di questi tre piani si riverberano sugli altri due e così si realizza un progetto di rinnovamento e di rinascita. Uno dei punti cardine di questa rinascita, è necessario che sia, nella convinzione delle istituzioni e nella volontà delle forze politiche, il superamento del divario storico che il nostro Paese presenta fra Nord e Sud soprattutto sotto il profilo economico. Un divario che solo la Cassa per il Mezzogiorno ha attutito chiudendo quasi la forbice che, oggi, ha ripreso notevole ampiezza. Il Paese non crescerà se non insieme”. Così Raffaele Cananzi, attento e molto considerato osservatore dei processi evolutivi della politica negli ultimi decenni. E’ stato tra l’altro deputato e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del Governo Amato. Entrambi calabresi residenti a Napoli ci siamo trovati a discutere di quel che ci si attende da questa consultazione elettorale.

Ritieni che in Calabria ci sia consapevolezza delle opportunità da intercettare con un ben finalizzato impiego delle risorse rese disponibili dal Recovery plan?

“Occorre che la consapevolezza si radichi in una forte e convinta volontà politica idonea a creare linee progettuali concrete e realizzabili per un armonico sviluppo del Mezzogiorno nel quadro del rilancio del Paese. Volontà politica di istituzioni e forze politiche al centro ma, necessariamente con un riscontro pieno e convinto delle singole regioni meridionali”.

C’è da dubitare che ci sia una classe dirigente all’altezza del compito? Non dipenderà dal fatto che tutto è delegato alle sedi in cui certi equilibri politici vengono anteposti ai bisogni di rinnovamento di regioni come la Calabria?

“Per realizzare questo progetto occorre sì che ci sia una classe dirigente all’altezza del compito. L’importanza, la vastità e l’incidenza degli obiettivi da realizzare impongono l’impegno di una classe dirigente che oltre quella politica includa imprenditori, funzionari pubblici, docenti universitari, magistrati e professionisti in campo giuridico, sociale ed economico. A questo complesso dirigenziale a livello regionale e locale si richiede competenza nel proprio settore, conoscenza chiara di problemi e soluzioni possibili, spirito di servizio, impegno a realizzare il progetto avendo a cuore il bene comune, che è quello di tutti all’interno del quale si situa anche il proprio e quello di ciascuno. Non è certamente all’altezza del compito quella classe dirigente che antepone il bene personale o quello della categoria o quello del partito al bene comune. Non è all’altezza chi sfrutta l’occasione per acquisire benemerenze in un mondo criminale che ha costituito e ancora costituisce la causa, forse prima e certamente cruciale, del blocco dello sviluppo della realtà meridionale”.

L’affollamento di 600 candidati in 22 liste non potrebbe avere ingenerato un clima di  confusione nell’elettorato?

“A me pare che in confusione sia l’intero elettorato italiano. E in esso l’elettorato calabrese ha qualche buona ragione, politica e non, per esserlo di più. I partiti politici non comunicano linee progettuali coerenti nella complessità della realtà attuale. Il nostro tempo ha bisogno di politiche chiare che possono ben esserci al di là di forme ideologiche. Un margine pragmatico è forse necessario, ma non il pragmatismo puro che oggi rende bianco quel che ieri era nero. Chi è chiamato a votare, nell’esercizio di un responsabile discernimento, deve poter scegliere liste che presentino programmi chiari e coerenti al fine di realizzare un progetto ben strutturato di sviluppo regionale. Con l’oggettiva chiarezza programmatica e progettuale la lista deve offrire un elenco di persone che abbiano già reso, sotto il profilo morale e sociale, una testimonianza credibile nella società con un lavoro onesto e competente, intellettuale o manuale che sia, e con un’esperienza di vita inclusiva che non crei barriere ma ricerchi possibili ponti. In democrazia non si possono porre limiti alla presentazione di liste di cittadini che si associano per contribuire alla crescita della società attraverso l’azione politica (art. 48 Cost.). Ma la varietà delle liste deve ragionevolmente essere giustificata dalla varietà delle ispirazioni culturali o, quanto meno, degli obiettivi politici. Un sano pluralismo deve offrirsi all’elettorato; non un pluralismo meramente nominalistico che crea confusione. Se tale pluralità di pensiero e di azione non v’è, buona politica e sana ragione suggerirebbero di ridurre le liste e di costituirne poche con le persone più dotate e, perciò, le più idonee al servizio politico. Se un consiglio mi è consentito dare ai miei concittadini calabresi la loro preferenza vada a persone che risiedono da tempo in Calabria, che non è terra da colonizzare. Vi sono calabresi che tengono alto il nome della Calabria in Italia, in Europa e nel mondo. Persone altamente meritevoli risiedono certamente da tempo sul territorio della Calabria, bella per il suo mare e per i suoi monti, con paesaggi lunari o dal verde intenso di boschi e foreste. Una Calabria ricca di storia antica, i cui segni sono anche in tanti borghi sullo Ionio e sul Tirreno, con una grande maggioranza di uomini e donne che ancora oggi esprimono una tenacia che vuole espellere dal proprio corpo sociale una mentalità mafiosa con le conseguenti azioni criminali. Battaglie non facili; guerra, però, che con impegno etico e passione politica può essere vinta”.

Per la Calabria, attualmente ultima nelle classifiche sociali ed economiche, sarebbe necessario un ben strutturato progetto. Non ti sembra che se ne sia discusso poco in campagna elettorale?

“Questa Calabria per vissuto personale e familiare la conosco bene e mi auguro che abbia un’incidenza decisiva sul prossimo risultato elettorale. Non ho seguito la campagna elettorale ancora in corso. Auspico che le forze politiche o le associazioni civiche non si sottraggano all’obbligo morale, civile e politico di presentare agli elettori progetti realistici con l’indicazione di mezzi e strumenti per conseguirne gli obiettivi. Il risanamento geologico della Calabria, la dotazione adeguata di infrastrutture (ferrovia veloce, strade sicure, porti, ecc.) agricoltura e zootecnia incrementate dall’utilizzazione delle moderne tecnologie, nuove piccole e medie imprese tecnologicamente avanzate, sono già obiettivi idonei a costruire un piano di sviluppo con sensibile crescita delle opportunità di lavoro sia intellettuale che manuale. Il lavoro in Calabria è questione primaria non solo per fermare l’emorragia dei giovani che cercano altrove sbocchi professionali ma per sottrarre giovani ed adulti alle grinfie di una ‘ndrangheta che pesca ovunque vi sia malessere e povertà. Altro pilastro dell’azione politica non può non essere il ripristino a tutti i livelli della legalità- Pulizia all’interno del mondo politico e dell’apparato amministrativo è momento essenziale- La repressione penale non è sufficiente; occorre l’impegno della parte buona per espellere dal corpo sociale la parte ambigua o in concorso criminale. La cultura della legalità ha bisogno di essere offerta e promossa fin dall’infanzia. Fare appello alla famiglia ha, purtroppo, oggi valore relativo per varie e intuibili ragioni. Ma scuola e chiesa non possono venire meno a questo impegno educativo. Le scuole, con progetti extracurriculari, devono poter gestire un tempo pieno: Stato e Regioni non possono sottrarsi a quest’obbligo che è ormai decisivo per la crescita culturale, con particolare riguardo all’etica pubblica, del nostro Paese.  Il progetto politico della Calabria deve promuover lavoro e legalità. All’azione dello Stato deve accompagnarsi quella della Regione e delle amministrazioni locali. Senza quest’impegno corale, partecipato dal controllo critico-costruttivo di cittadini e mezzi della comunicazione sociale, a poco servirà il Recovery plan. La consapevolezza di queste responsabilità, che spettano a ciascuno per la propria parte, porti all’Italia, e in essa alla Calabria, quel rinnovamento morale, sociale ed economico che la pandemia del Covid, a fronte di non poche sofferenze e morti, impone ai superstiti a vantaggio della presente e delle future generazioni”.