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IL NUOVO CORRIERE DELLA SILA FESTEGGIA UN QUARTO DI SECOLO

di Francesco Rizza

Festeggia un quarto di secolo Il Nuovo Corriere della Sila diretto da Saverio Basile, decano dei giornalisti del Crotonese, la voce dell’Altopiano silano ed importante collegamento fra San Giovanni in Fiore ed i suoi numerosi emigranti distribuiti anche fuori dai confini nazionali. In realtà, quella del 1997 è stata una “rinascita” in quanto per la prima volta lo stesso periodico era nato nel 1961, rimanendo in vita per un breve periodo. In questi 25 anni, “Il Corriere della Sila” non ha mai saltato un appuntamento con i suoi lettori. Ogni mese, infatti, ha raggiunto i propri lettori per ben 288 volte. Considerato che il giornale è stampato in 12 pagine; complessivamente ne sono state stampate 3.456.  “Non mi stanco mai di dire – evidenzia il direttore Saverio Basile – che noi siamo nati come ponte-ideale per collegare gli emigrati sangiovannesi al Paese d’origine”. Ma Il Corriere in questo quarto di secolo con le sue pagine di puntigliosa cronaca, ha scritto soprattutto la storia di una comunità dinamica e motivata che ha saputo recepire i fermenti politici e religiosi tanto da esprimere, ben tre deputati al Parlamento italiano: Biafora, Oliverio e Laratta e dare alla Chiesa altrettanti vescovi: Altomare, Cortese e Bonanno”. Quella che Saverio Basile descrive in una propria nota facendo una propria sintesi del lavoro già svolto è una sintesi che somma, come ogni esperienza umana, sia luci che ombre. “Noi facciamo il nostro dovere di segnalare anche la più piccola buca che potrebbe dar fastidio agli automobilisti – evidenzia –però a riparare quella buca ci deve pensare l’Anas, la Provincia o il Comune, a seconda della competenza, ma spesso fanno finta di non leggerci e questo è una cosa inammissibile, soprattutto per i politici che non possono non leggere i giornali locali che si fanno carico di segnalare le necessità di un popolo che non può continuare, alla lunga, di vedere depotenziato il proprio ospedale o assistere alla continua spoliazione di servizi, uffici ed enti locali.”  “La soddisfazione maggiore – aggiunge – è quando ci chiamano da fuori i nostri abbonati che non hanno ancora ricevuto il numero di quel mese, preoccupati che il giornale abbia potuto cessare le pubblicazioni, e quando gli diciamo che la colpa è delle Poste, si tranquillizzano e tirano un sospiro di sollievo. Le amarezze, invece, sono all’ordine del giorno: la insensibilità dei politici e degli enti pubblici, che potrebbero sottoscrivere un abbonamento e non lo fanno, oppure l’ultimo episodio di una Regione che, dice di volere aiutare i media regionali, televisioni e carta stampata in questo periodo di pandemia, e poi non tiene conto di un giornale come il nostro che in 25 anni è uscito puntualmente 288 volte.”