UN’INIZIATIVA PROPOSTA DALL’UNIVERSITA’ DELLA CALABRIA
POTREBBE FAR TORNARE PER UN PERIODO DI VACANZA MILIONI DI PERSONE
di Luigi Basile
Si ritorna a parlare di “Turismo delle radici” cioè un flusso di persone generato dagli emigrati e dai loro discendenti, che potrebbero far ritorno, per un periodo di vacanza, nel paese di origine. Un’iniziativa che, se bene articolata, potrebbe mettere in giro milioni di persone stante il numero di emigrati partiti il secolo scorso dall’Italia, ma soprattutto dalla Calabria, in direzione dell’America, dell’Australia e successivamente verso i paesi dell’Europa centrale. Se ne è discusso all’Università della Calabria per iniziativa di due docenti dell’Unical: Sonia Ferrari, docente di marketing del turismo, con una lunga esperienza di presidente del Parco nazionale della Sila e Tiziana Nicotera, ricercatrice ed esperta del settore, le quali hanno presentato un dettagliato rapport inviato alla Farnesina e a quei rappresentanti istituzionali, con l’invito a “fare rete”. Un paese come San Giovanni in Fiore che conta ancora qualcosa come 7.500 emigrati potrebbe vivere un’esperienza immersiva rilevante, anche dal punto di vista economico, per ricostruire quel tassello mancante della propria identità. L’idea è vista da questo giornale con particolare interesse, essendo il nostro un periodico, in gran parte diretto agli emigrati, che si presta a fare da ponte ideale per mantenere vivi quei legami con la Patria lasciata per mancanza di lavoro. Dobbiamo dire anche che quest’idea ha un antesignano di tutto riguardo, François Xavier Nicoletti, un emigrato sangiovannese partito sul finire degli anni ’50 prima a Parigi e poi in Africa, per tornare a vivere, infine, in Svizzera, dove ha percorso una brillante carriera nel mondo della finanza, il quale nel 2003 fonda l’Associazione Heritage Calabria, per portare in discussione le diverse problematiche sull’emigrazione, quindi acquista nel centro storico del suo paese d’origine, alcune casette e dopo averle ristrutturate e dovere, le mette a disposizione di quegli emigrati che per nostalgia o per altri motivi, vogliono tornare per un breve periodo per ricaricarsi di quell’entusiasmo che solo gli anni giovanili riescono a dare ad ognuno di noi. “Questo tipo di turismo – ha spiegato la Ferrari – è sostenibile da un punto di vista ambientale perché il turista non cerca il grande albergo, ma vuole vivere nel borgo dove magari è nato per ritrovare quei luoghi, sentire quegli odori, gustare quei sapori, che ha dovuto lasciare per cercare un lavoro altrove”.
Nella foto Sonia Ferrari, docente Unical