ARTICOLO DI FRANCESCO CAPOCASALE
Nella ricorrenza del Trigesimo di S.E. Mons. Nolè, nel ricordarlo avverto un duplice sentimento: di stima e di rispetto, e insieme di rimpianto per averlo frequentato poco, ma tanto per averne apprezzato lo stile Pastorale caratterizzato dall’umiltà e dalla generosa disponibilità. Il Vescovo “è l’angelo della Chiesa” ed effettivamente Mons. Nolè è stato un vero, autentico angelo della Chiesa. A distanza di un mese dal Suo ritorno alla Casa del Padre lo ricordo con affetto. È stato un “Buon Pastore”, paziente, attento nell’ascolto e ai bisogni degli ultimi e degli emarginati, consolidando iniziative già avviate in Diocesi e promuovendo altre attività che hanno lasciato il segno di una Pastorale sociale adeguata al contesto attuale della nostra Comunità Diocesana. La quale, come nel resto del paese, soprattutto in questo ultimo periodo pre- e post- Covid, ha vissuto ed attraversa una profonda emergenza sociale ed economica, che genera una situazione di enormi preoccupazioni e tensioni che si ripercuotono sul piano della crescita delle persone e delle comunità. È stato scritto bene, e in maniera condivisibile, che aveva “un tratto di umanità, di grande tenerezza, di tanto fiato pastorale, un Pastore / Vescovo che aveva a cuore il popolo di Dio che gli era stato affidato”. Ho un ricordo di un Pastore con i sentimenti che si hanno verso la figura paterna o verso il fratello maggiore che è Guida – non solo religiosa e spirituale – ma che riesce a dare pace, speranza e che, nel diligente ascolto, esercitava, senza riserve e senza avarizia, la capacità di consigliare, suggerire indicando non solo a noi credenti la “retta via”, l’unica, tra l’altro, perché è quella vera, la testimonianza del Messaggio Evangelico. Mons. Nolè aveva anche una grande capacità di accoglienza, come è stato osservato, un vero Padre che accoglie i propri figli, sperimentando sempre, senza interruzioni, la dimensione del dialogo, spiegando in maniera semplice ma convincente i principi che orientano verso la “pienezza della Parola di Dio”. Mons. Nolè aveva una vasta cultura non soltanto sul piano religioso/teologico ma anche sotto l’aspetto storico/filosofico e pedagogico, che ne faceva, indubbiamente, un riferimento al quale attingere per crescere nella Fede. Era, infatti, interessante ascoltarlo per approfondire sulla base delle considerazioni espresse le tematiche della vita – anche quotidiana – connesse alla dimensione spirituale. Lo ricordo, a questo riguardo, in particolare, ad un Convegno svoltosi all’Unical, alla presentazione del libro del Prof. Parisoli, Gioacchino da Fiore e il carattere meridiano del movimento Francescano in Calabria. In quell’occasione fui fortemente coinvolto dalle riflessioni formulate da Mons. Nolè e relative alla presenza del Francescanesimo nel Mezzogiorno d’Italia e, più in particolare, alle coincidenze tra la Cattedrale di Cosenza e il Francescanesimo, la testimonianza di Gioacchino da Fiore e il cosiddetto “carattere meridiano del movimento Francescano”. Venne, infatti, sottolineato che la Cattedrale di Cosenza fu inaugurata, nel 1222, alla presenza di Federico, due anni prima delle “stigmate” e quattro anni prima del “transito” di San Francesco d’Assisi. Mons. Francesco Antonio Nolè è stato un francescano sempre, anche da Vescovo e da Arcivescovo che, con il Suo impegno pastorale, ci ha indicato “l’obiettivo da perseguire per costruire una città, una comunità dove il valore assoluto è rappresentato dalla Persona e non dal denaro”, quasi riproponendoci un pensiero di Padre Turoldo che il nostro amato Arcivescovo ben conosceva ed apprezzava: “realizzare anche nel ns. territorio, sia sotto l’aspetto civile che ovviamente sul piano spirituale e religioso, una vera ‘città del Sole’”. È stato, infatti, richiamato da Mons. Savino Vescovo di Cassano Ionio e V. Presidente della Conferenza Episcopale Italiana che Mons. Nolè era “un Vescovo molto spirituale, un Vescovo che non aveva mai smarrito lo spirito Francescano, era un conventuale e il Suo codice era quello dell’essenzialità, della discrezione e della mitezza”. La comunità ecclesiale di Cosenza/Bisignano, così come l’intera comunità civile, senza divisioni o separazioni ma unitariamente, lo ricorderà con sentimenti di vera gratitudine per uno stile Pastorale semplice ed umile attraverso la testimonianza dei valori evangelici della solidarietà. Mons. Nolè manifestava, inoltre, sempre amicizia e attenzione verso i giovani. C’è, a questo proposito, una bella frase di Mons.Nolè, quasi all’inizio del Suo Episcopato a Cosenza, in un convegno diocesano tenutosi all’Auditorium del seminario cosentino a Rende: “andiamo incontro ai giovani, per una Chiesa meno istituzionale e più relazionale, una Chiesa che serve i giovani senza servirsene, una Chiesa che accoglie e non respinge”. Nell’omelia tenuta ad aprile 2022 nella nostra Cattedrale in occasione della Messa Crismale, Mons. Nolè, tra l’altro, affermava: “il nostro compito è quello di amare con il cuore di Dio, e di avere nella nostra missione, quasi come presupposto, la preghiera, il silenzio e l’umiltà, la lontananza dal palcoscenico”, nella consapevolezza che “è lo Spirito che ci rende credibili, perché fa coincidere nella nostra vita il Messaggio con il Messaggero”. In questa Omelia pronunciata nella scorsa primavera quando, forse, le condizioni di salute erano già precarie, e che è ben più profonda di quanto sinteticamente ho riportato, è forse racchiuso il testamento spirituale del nostro amato Arcivescovo che lascia nella storia, ultra millenaria, della nostra Diocesi un segno indelebile che va ben oltre i sette, brevi anni di Episcopato pure fecondo e significativo e svolto all’insegna della solidarietà e della promozione umana, sempre applicando il magistero di Papa Francesco: “preferisco una Chiesa accidentata, ferita, per essere uscita per le strade che una Chiesa malata per la chiusura”.