di FRANCESCO CAPOCASALE
Si è svolta a Cosenza, presso il Salone Telesio dell’Hotel Royal, la presentazione del libro di Mario De Filippis: “Ciellini ad Arcavacata 1976-1989”, della casa editrice Progetto 2000 di Demetrio Guzzardi. L’incontro, che ha registrato una presenza numerosa e attenta di pubblico, è stato introdotto e coordinato dall’Editore Guzzardi e si è concluso con l’intervento dell’autore Mario De Filippis che ha meglio puntualizzato alcuni passi del libro del quale, nel corso della serata, sono state lette, anche alcune pagine. Il libro, ripercorre, l’esperienza di Cl, il movimento fondato da Don Giussani a Milano che aggregò all’Unical un consistente gruppo di studenti e di giovani che in quegli anni, oltre il Centro Residenziale di Arcavacata, svilupparono, successivamente, la presenza anche in altri luoghi della Regione. L’occasione è servita, anche in coincidenza del recente anniversario dell’istituzione dell’Unical, a meglio analizzare la funzione dell’Ateneo Bruzio che, di fatto, “interruppe l’isolamento culturale della Calabria” consentendo a tanti studenti calabresi di non emigrare in altre regioni per conseguire la laurea. Nel corso degli interventi, numerosi e con significative testimonianze, sia da parte di docenti all’epoca giovanissimi e provenienti da altre realtà accademiche che dagli studenti di allora oggi professionisti alcuni, per il tempo trascorso, anche in pensione. Hanno parlato i professori Piero Gagliardo, Renato Guzzardi, Riccardo Barberi e, tra i giovani di allora Sergio Chiatto primo laureato dell’Unical attraverso il corso degli studenti-lavoratori che fu certamente una straordinaria esperienza didattica di rilevante importanza, Paolo Gaglianone, leader del comitato universitario democristiano e che per diversi anni fu eletto negli organismi universitari, Maria Carmela Diana di Cl, Enzo Bova, oggi docente affermato di Sociologia all’Unical e durante gli anni giovanili esponente di Calmeria Locanto, Carlo Laganà e il Prof. Vincenzo Carbone. Per quanto mi riguarda desidero sottolineare l’aspetto oserei dire “rivoluzionario” della nascita dell’Unical che, forse, accanto alla Riforma Agraria dei primi anni 50 e alla costruzione della SA/RC degli anni 60, rappresentano insieme il segno concreto dell’attenzione dello Stato Centrale verso una Regione spesso abbandonata ed avviarla invece verso positivi processi di Sviluppo. L’Unical, oltre alla tipologia della residenzialità sia per docenti che per studenti, ebbe, da subito, accanto alle facoltà letterarie e di storia, un più marcato aspetto tecnico-scientifico nella consapevolezza, come scriveva Antonio Guarasci, primo presidente della Regione Calabria, che l’Unical dovesse formare “più ingegneri, più geologi, chimici, per assicurare la difesa del suolo e la pianificazione territoriale, salvaguardando ambiente, natura e paesaggio”. Mi pare anche opportuno sottolineare, a commento dell’iniziativa editoriale di Guzzardi e De Filippis, che la nascita dell’Unical rappresenti un positivo esempio di comune volontà della classe politica e dirigente dell’epoca che, da Riccardo Misasi, ministro della Pubblica istruzione e Università che ne avviò, infatti, la partenza, a Giacomo Mancini, Sandro Principe e Antonio Guarasci, riuscirono a far decollare una fondamentale opera volta al riscatto civile della nostra regione. Il libro di De Filippis, come ha sottolineato l’editore Guzzardi, serve, pertanto, oltre a raccontare la testimonianza di Comunione e Liberazione all’interno dell’ateneo, anche a riproporre, la sempre attuale importanza strategica, ai fini dello sviluppo regionale, della presenza di un Polo Universitario oggi tra le eccellenze del nostro paese. Non è stata, quindi, “un amarcord o un sì sì, io mi ricordo” la manifestazione per presentare un libro fatto e curato bene e da leggere con particolare interesse, E’ stata anche l’occasione, in coincidenza dell’anniversario della nascita dell’Unical, per ripensare al rapporto Università e Territorio, ricordando, a questo riguardo, il primo rettore, il Prof. Beniamino Andreatta, economista di spessore internazionale e più volte Ministro della Repubblica. Mi piace concludere evidenziando che sono stati ricordati alcuni sacerdoti cosentini, Don Gabriele Bilotti, don Franco Gentile, don Eugenio Magarò che, sostenuti dall’arcivescovo di Cosenza Enea Selis, contribuirono alla formazione non solo spirituale/religiosa ma anche culturale di tanti studenti cattolici dell’Unical, con fraterna e amichevole disponibilità, insieme al sempre caro don Vincenzo Filice, che opera ancora a Rogliano, con impegno quotidiano. A questo proposito, è stato citato, sotto il profilo della solidarietà e l’aspetto sociale l’impegno profuso dagli studenti dell’Unical in occasione dell’alluvione del 1973 a Fabrizia e in altri comuni del lametino, dove si registrò una bella pagina di impegno giovanile, cosi come, sotto il profilo religioso e spirituale, durante i 55 giorni del sequestro Moro, oltre le pur svolte, promosse e condivise manifestazioni politiche di presenza a difesa della democrazia contro il terrorismo, anche la Veglia di preghiera tenutasi presso la Chiesa del Carmine a Cosenza in piazza dei Bruzi guidata oltre che dai sacerdoti prima richiamati dal mai dimenticato mons. Selis che era stato, ai tempi della Fuci, tramite il non ancora Papa mons. Montini, fraterno amico dell’on. Moro, quasi a riproporre una vecchia, ma sempre attuale frase di Pèguy …”la politica si beffa della mistica, ma è ancora la mistica ad innervare la Politica” e che mons. Savino, vescovo di Cassano Ionio ci ha riproposto in un bel libro, di qualche anno addietro, dedicato a Moro, La Pira e Dossetti