INSIEME A DON LUIGI NICOLETTI FURONO I FONDATORI DELLE LEGHE BIANCHE E DELLE CASSE RURALI ED ARTIIGIANALI IN PROVINCIA DI COSENZA
DI GIAMPAOLO CHIAPPETTA
La citazione riservata dal Cardinale Zuppi a Don Carlo De Cardona durante la ricorrenza della supplica di Pompei non può non essere una gran bella notizia, così come ha ben scritto l’editore cosentino Demetrio Guzzardi. Don Carlo De Cardona, del quale è stata avviata la causa di beatificazione con postulatore il bravo Don Enzo Gabrieli, meritava a mio parere questa citazione. La Diocesi di Cassano allo Jonio, Diocesi di origine di Don Carlo e di Cosenza – Diocesi nella quale De Cardona operò per lunghi anni – hanno raggiunto entrambi un grande obiettivo per far conoscere ancora meglio e di più la figura di Don Carlo: S.E. Monsignor Francesco Savino, Vice Presidente Nazionale per l’Italia Meridionale per la CEI e Vescovo di Cassano allo Jonio e S.E. Monsignor Giovanni Checchinato, Vescovo della Diocesi di Cosenza Bisignano, sono certo saranno felici e soddisfatti del risultato raggiunto. Don Carlo De Cardona era nato a Morano Calabro; l’Arcivescovo di Cosenza dell’epoca, Monsignor Sorgente, lo chiamò a Cosenza ottenendo dall’allora Vescovo di Cassano allo Jonio l’autorizzazione per il trasferimento nel Clero cosentino, così divenendo Don Carlo Apostolo della Socialità Cristiana e divulgando i contenuti vuoi della “Rerum Novarum”, vuoi della Dottrina Sociale della Chiesa. A Cosenza fondò ed organizzò il Movimento delle Leghe Bianche e delle Casse Rurali e Artigiane, che solo il fascismo ne bloccò il successivo sviluppo ed una ampia diffusione. Con Don Luigi Nicoletti e con l’Avvocato Sensi a Cosenza e con l’Avvocato Miceli Picardi a Paola, Don Carlo fondò successivamente il PPI di Sturzo. Fu, quindi, costretto al confino dal fascismo, ritirandosi a Todi in Umbria; tornò dopo il fascismo a Cosenza, svolgendo anche il ruolo di Assessore nella prima Giunta comunale di Cosenza liberata, con l’allora Sindaco, l’Avvocato socialista Francesco Vaccaro. Don Carlo De Cardona è ancora oggi un riferimento per quanti operarono – ed operano tutt’ora – alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa, nel Sindacato, nell’Associazionismo sociale e in politica. E’ stato scritto; “maneggiò miliardi”, come Direttore della Cassa Centrale Federativa. Di fatto, Don Carlo morì povero, assistito solo dalla carità di Suor Elena Aiello, la Monaca Santa; infatti, prima di ritirarsi a Morano nella sua casa paterna, fu ospitato nella casa Madre delle Suore Minime a Cosenza, Contrada Casali. E’ per quanto sinora scritto, che io credo siano da apprezzare e da sostenere le iniziative in ricordo di Don Carlo De Cardona, promosse dal Centro Studi Teologico – Socialità e Politica e le Pubblicazioni dei nuovi Quaderni stampati dall’Editore Guzzardi con il sostegno della BCC Mediocrati e della Diocesi di Cassano allo Jonio.