Per raccomandare al Signore l’anima del proprio congiunto defunto, tornato da poco nel Regno dell’Aldilà, c’è ancora l’usanza in vari strati della popolazione sangiovannese della recita del Rosario da parte dei familiari e delle donne del vicinato. Per questo rito ci si riunisce poco prima dell’ora del Vespro, per tre giorni di seguito, a partire dal primo giorno in cui il corpo del defunto ha lasciato definitivamente la propria casa. I familiari alleggeriti dal dolore per il trapasso repentino del congiunto, predispongono nella stanza da letto dove il defunto è spirato, una specie di altarino al centro del quale si accende la candela che ogni famiglia ha l’abitudine di fare benedire in chiesa il giorno della Candelora. In sostituzione della candela c’è chi accende anche una lampada ad olio preparata con lo stoppino di cotone in un capiente bicchiere di vetro. Quindi si radunano le comari del vicinato e la più esperta di questo rito da inizio alla recita vera e propria del Rosario. Tra una posta e l’altra viene intercalata l’invocazione di requie: “Tu chi si statu sempre supra ‘a terra/ e ce si statu consumatu e ruttu/, mo chi tinne si jutu sutta terra,/ requie e pace all’anima rirrutta”. L’ultima delle tre sere il santo Rosario viene anticipato di qualche ora per consentire allo spirito del defunto di poter affrontare in pieno giorno il lungo viaggio nel Regno dell’Aldilà. Il Rosario è preceduto da uno spargimento di fumo d’incenso, nella stanza del decesso che, insieme all’acqua benedetta, rappresenta il segno della purificazione dello spirito che si appresta a tornare a Dio, mondo da ogni impurità. Il terzo giorno della recita del Rosario è anche il giorno della distribuzione di un pensiero in suffragio del defunto, che consiste in un panino ripieno di prosciutto e formaggio che solitamente erano alimenti che prediligeva la persona defunta quand’era in vita. Di solito le persone anziane, in attesa della chiamata, curano di persona la scelta e la stagionatura del prosciutto da destinare ai panini del Rosario e quando la morte non sopraggiunge nel corso dell’anno si ripete l’operazione nell’anno successivo. Quella dei panini dei morti è una tradizione molto sentita che ancora oggi si ripete in molti ambienti cittadini per fare contenti piccoli e grandi. Abbiamo avuto modo di apprezzare anche noi i gustosi sfilatini ricchi di prosciutto e provola, preparati dai familiari di Caterina Caputo, da poco passata ad altra vita, che i figli, stimati professionisti, hanno recapitato agli amici e parenti di casa in casa, per fare contenta la memoria della mamma, che a questo rito teneva in modo particolare.