UNA LEGGE CHE SPACCA IN DUE L’ITALIA
di Francesco Capocasale
La bocciatura – senza appello e senza sé e ma – da parte dell’Unione Europea, dell’Autonomia Differenziata approvata in Parlamento, ha necessità di essere approfondita attraverso una rigorosa analisi. Al netto di questa bocciatura, che è comunque emblematica e che riguarda sia forma che sostanza del provvedimento adottato, oltre i rischi per la coesione nazionale seriamente minacciata se non compromessa , anche per il possibile quanto concreto aumento delle diseguaglianze, c’è anche da sottolineare che l’Italia, e soprattutto il Sud con un “processo di desertificazione” ormai in atto, è un paese anziano, ad oggi gli over 65 sono il 25 % e prima del 2040 saranno quasi il 35 %. In questo contesto solo per il comparto della sanita pubblica i Lep per garantire servizi e assistenza efficiente ed efficace sono imprescindibili e vanno quindi elaborati e dotati di cifre, ricorda, infatti, il Prof Sabino Cassese che i Lep non possono essere considerati strumenti vuoti ma vanno riempiti di contenuti, di numeri per assicurare una effettiva perequazione economica /finanziaria che sul piano sociale complessivo nazionale abbia caratteristiche di vera equità. “Bisogna insomma impedire – come ha scritto recentemente il prof. Clementi, costituzionalista della Sapienza- che vengano a realizzarsi profonde iniquità tra Nord e Sud, condannando il Mezzogiorno a un destino non solo marginale e residuale ma addirittura deleterio sul piano socio-economico”. Aggiunge ancora il prof. Clementi, “c’è bisogno di una revisione seria del testo approvato prima dell’avvio operativo delle procedure previste, evitando “figli e figliastri” , “madri e matrigne”, ma elaborando senza indugio i Lep che rappresentano il nodo cruciale, per far sì che ad esempio, in sanita ’, “il costo di una siringa sia uguale da Bolzano a Marsala”. Il provvedimento così come approvato è effettivamente divisivo, c’è, quindi, assolutamente bisogno di un fondo perequativo per supportare le regioni meridionali, superando criticità ed emergenze storiche, nella considerazione che, a questo riguardo vale la frase di D. Lorenzo Milani: “Non si possono fare parti eguali tra diseguali”, ovvero tra regioni del Centro-Nord e le regioni meridionali. Non so se abbia ragione il governatore Emiliano della Puglia, quando sostiene che questa autonomia differenziata sia una “secessione camuffata”, è pero obiettivamente una Legge che spacca il paese irrimediabilmente in due, c’è “bisogno di una rivolta patriottica” come sostengono sia Emiliano che il governatore De Luca?” A questa domanda non mi cimento a rispondere, sicuramente so che c’è l’urgenza di una grande mobilitazione delle coscienze, con ampia partecipazione democratica, per evitare che il paese venga definitivamente spaccato a metà. È certamente la strada del ricorso alla Corte, che il Governatore Emiliano sta esaminando, in queste ore, come opportunità da espletare è una puntuale iniziativa e sarà interessante verificare quanti Governatori del Sud ne imiteranno l’esempio. Ma, forse, occorre riprendere il pensiero di un grande meridionalista come Guido Dorso: “una rivoluzione delle coscienze per un Meridionalismo delle regioni”, superando le oligarchie del Nord, per impedire una vera dittatura ai danni del Mezzogiorno; il Sud non ha bisogno di carità ma di giustizia”. Aggiungo… forse sarebbe ora! oltre l’assistenzialismo fine a sé stesso. In definitiva – come ha dichiarato il governatore Occhiuto – l’autonomia differenziata, approvata in piena notte, in una seduta calda, accesa e frettolosa, andava revisionata, con il superamento non solo del criterio della spesa storica ma anche con il necessario finanziamento dei LEP, ad oggi queste imprescindibili risorse, infatti, mancano! I tre vagoni, - ha dichiarato ancora il governatore della Calabria Occhiuto – sono tre, ovvero autonomia differenziata, garanzia anche sul piano finanziario dei Lep e perequazione per l’intero territorio nazionale; a destinazione è giunto solo il primo vagone, e quindi la Legge approvata è una riforma monca, sbagliata, limitata ed ingiusta. Vale – a questo proposito- riprendere, il pensiero – monito della Chiesa Italiana sempre attuale: “questo paese potrà crescere insieme, solo insieme dal Nord al Centro al Sud”, senza bisogno di rivolte, peraltro senza nessuna giustificazione storica e senza senso, l’Unione Europea è, come dimostrato, vigile su questo aspetto per evitare l’insorgenza di conflitti sociali difficilmente governabili. C’è bisogno, invece, di una forte mobilitazione democratica, con reale partecipazione, convinta e responsabile, senza ricorrere al sanfedismo del cardinal Ruffo, ma pretendendo, per come è giusto, per il Mezzogiorno rispetto, attenzione e considerazione seria. La nostra classe politica, ai diversi livelli istituzionali, sarà all’altezza di questa sfida impegnativa? C’é da augurarsi di sì!