di Giuseppe Riccardo Succurro*
Alcuni autori hanno svelato come il fascino del pensiero di Gioacchino da Fiore sia giunto fino a Michelangelo e sia stato determinante nella strutturazione del programma degli affreschi della volta della Cappella Sistina. In “The Iconography of the Sistine Chapel ceiling”, Malcolm Bull spiega l’influsso che la Concordia Novi ac Veteris Testamenti esercitò su Michelangelo Buonarroti. Lo studioso inglese, teorico dell’arte e della filosofia della storia, coglie la familiarità tra gli affreschi di Michelangelo ed il patrimonio di idee di Gioacchino da Fiore e riconduce la disposizione iconografica degli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina alle geometrie concordistiche dell’esegesi biblica e alle figurazioni simboliche trinitarie di Gioacchino da Fiore. È merito di Malcolm Bull – scrive Heinrich W. Pfeiffer in “La Sistina svelata. Iconografia di un capolavoro”, aver fatto notare questo nesso fra la Concordia di Gioacchino da Fiore e la volta della Cappella Sistina: “nessuno come Michelangelo, in tutta l’arte cristiana figurativa, ha mai rappresentato gli antenati di Gesù in modo così ampio e particolareggiato, stirpe per stirpe. In nessun testo della letteratura cristiana la successione genealogica degli antenati di Gesù gioca un ruolo così importante come nella Concordia di Gioacchino da Fiore”. Pfeiffer raffronta i dipinti di Michelangelo con i testi letterari di Gioacchino che ne hanno costituito la fonte originaria di ispirazione. Le storie di Ester, di Giuditta, di Betsabea dipinte da Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina sono precise illustrazioni di passi della Concordia e seguono nei minimi dettagli le corrispettive pagine del libro dell’abate calabrese. Gioacchino suddivide la storia in epoche e ripartisce gli antenati di Gesù in base alla loro relazione con queste epoche. Così gli antenati di Gesù sono stati dipinti negli spicchi delle arcate della volta e nelle arcate della volta ad essi relative con caratteristiche cromatiche, gestualità e significato così come sono stati presentati dal fondatore dell’ Ordine florense. Paola Guerrini, in “ Il ricordo del futuro – Gioacchino da Fiore e il Gioachimismo attraverso la storia, a cura di Fabio Troncarelli”, dimostra che gli affreschi di Michelangelo sono in relazione con le tavole III e IV, VII e VIII, XVIIIa e XVIIIb del Codice Reggiano del Liber Figurarum. Gioacchino, in queste tavole, rappresenta le immagini sinottiche della Concordia Novi ac Veteris Testamenti con il succedersi delle generazioni dell’umanità, le Concordanze di personaggi del primo e del secondo stato, la sinossi della Concordia di personaggi biblici e di persecuzioni storiche e i tempi della storia. La studiosa italiana, più volte relatrice nei seminari organizzati nell’ambito della Scuola di formazione gioachimita istituita dal Centro internazionale di studi gioachimiti, elenca doviziosamente i parallelismi e le numerose relazioni fra le figure gioachimite e quelle della volta della Sistina. Michelangelo conobbe le idee di Gioacchino da Fiore attraverso la predicazione di Savonarola a Firenze e tramite gli studi di alcuni teologi vissuti a Roma nel primo Cinquecento; ebbe, inoltre, come consulenti teologici, due illustri gioachimiti del suo tempo, il Cardinale agostiniano Egidio da Viterbo e il teologo francescano Pietro Galatino. Le opere dell’abate calabrese furono stampate a Venezia, in quel periodo, in edizioni curate dall’agostiniano Silvestro Meucci su esortazione proprio di Egidio da Viterbo ed ebbero una straordinaria diffusione. Una di queste rarissime copie stampate a Venezia nel 1527 è custodita nella Biblioteca del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti.
* Presidente del Centro internazionale di studi gioachimiti