Un “pezzo” di storia del nostro paese ha mutato indirizzo. Si tratta della tabaccheria di “Piotta” ubicata ai piedi della gradinata che da piazza abate Gioacchino sale ai Catoja, l’antica strada commerciale del paese. Davanti a questa tabaccheria fino a tutti gli anni ’50 del secolo scorso passava l’elite del paese: notabili, burocrati, uomini di Chiesa, ma anche poveri cristi, che si muovevano nell’area angusta di un paese che ancora non pensava di svilupparsi al di là dei Quattro Cantoni. La tabaccheria di “Piotta” era, dunque, un punto di riferimento dei fumatori ma anche delle casalinghe, che andavano a comprare le “pietre di sale” che poi a casa, “ammaccavano” nei “sozieri” di granito che qualche scalpellino amico aveva realizzato con “punta e martello”, scavando un pezzo di granito. Ma non erano solo queste due categorie i clienti del tabacchino di “Piotta”. C’erano pure gli infettati di malaria che andavano a comprare il “chinino” dal colore turchino e dal sapore amaro–fiele, che si lasciavano sciogliere in bocca per combattere la febbre, sempre in agguato, all’ora del vespro. Za’ Caterina ‘e Piotta era una matrona in costume di pacchiana che animava il vicinato, scherzando e tenendo banco, ma quando necessitava era burbera e “cazzillusa”. Come del resto erano le sue colleghe tabaccaie: Za’ Mariuzza ‘u Conte, alla Costa; Za’ Annina Allevato, alla Difesa e Za’ Catarina ‘e Palla-Palla all’Arco. Non si faceva passare facilmente una mosca davanti al naso, perché appena ne avvertiva il ronzio, la mosca era bella e spacciata. La rivendita che porta addirittura il n° 5 di licenza, passa da za’ Caterina alla nipote Caterina Guzzo, una sarta che faceva scuola di taglio e cucito alle ragazze del paese, la quale aveva tre figli: Battista, Mario e Rosetta. Il primo convola a nozze con la più bella del vicinato ed emigra in America; Mario muore prematuramente e Rosetta sposa un “forestiero” che, diventa a tutti gli effetti cittadino onorario di questo paese. Ed è proprio Agostino, il marito di Rosetta, che ha deciso nei giorni scorsi, di trasferire la tabaccheria da via fratelli Bandiera a via Gramsci. “Avevo bisogno di più spazio – ci ha detto – perché un tabacchino ora è inconcepibile senza il banco lotto e tutti gli altri giochi e servizi offerti da Lottitalia, Sisal e compagnia bella”. Solo che Agostino si è reso responsabile di aver privato il centro storico di un presidio importante ed antico, qual era – appunto – il “Tabacchino di Piotta”, nome leggendario per fumatori incalliti che alle “Giubak” preferivano il “tabacco Trinciato”. Solo che il progresso non ammette remore!