L’OSPEDALE IN COMA IRREVERSIBILE

Dal primo novembre altri tre medici hanno lasciato il nostro ospedale, per sedi più ambite: Gaetano Mauro, primario di medicina, Giuseppe Rizzuto, primario di nefrologia e Giuseppina Scalise, responsabile di farmacia, tutti trasferiti a Crotone. Continua così la spoliazione del nosocomio silano “con l’assenso della Regione Calabria, dell’Asp e della Civica amministrazione; medici che non saranno rimpiazzati, come è avvenuto per un altro medico della divisione di medicina trasferito tre mesi fa al “Mariano Santo” di Cosenza, senza che qualcuno avesse mosso un dito”. A denunciare il trasferimento dei medici dell’ospedale silano, è il capogruppo consiliare del Pd, Pino Belcastro, il quale si domanda: “Possibile che questo stato di cose non interessi più nessuno? Dove sono finite le promesse di Scopelliti e del sindaco Barile, i quali sostenevano che il nostro ospedale sarebbe stato potenziato?” In sostanza, per Belcastro, la sanità sangiovannese la stanno spogliando giorno dopo giorno; pezzo dopo pezzo, lasciando morire l’ospedale e penalizzando l’intera popolazione e quella dei paesi limitrofi. Nella nota, l’esponente del Pd, rincara la dose: “Con l’inverno che bussa – scrive – se qualcuno dovesse avere bisogno di un intervento d’urgenza, deve toccare l’ospedale di riferimento che è Castrovillari, a 150 Km dalla nostra città, dopo aver attraversato la Sila e un lungo tratto autostradale: una situazione drammatica! Che la popolazione silana non merita. Non è giusto che dopo tante lotte per vedere aperto l’ospedale, la Regione ne decreti, di fatto, la chiusura lasciando una popolazione in balìa delle onde”. Per il capogruppo del Pd, la popolazione sangiovannese ha difeso negli anni passati l’ospedale e il vivere in montagna e tutto quello che s’è ottenuto è stato strappato con le lotte democratiche. Tutte le conquiste e, non sono state poche, sono state ottenute grazie all’unità dell’intera popolazione e di tutte le forze politiche e sociali, che mai si sono presentate divise sul tema della sanità o del lavoro, né tantomeno è stato guardato il colore politico di chi amministrava Regione e Comune. “Dovevamo continuare su quella strada, – ha concluso Belcastro – perché se i sangiovannesi non si fossero divisi, come spesso succede nel calcio, oggi il nostro ospedale avrebbe conservato il suo status di ospedale generale”. La stessa sorte, purtroppo, è toccata anche al distretto sanitario, accorpato addirittura a Rossano, mentre la medicina di base sta subendo la scure dei tagli. E’ impensabile continuare così. La sanità è un bene indispensabile del quale una comunità, soprattutto di montagna, non può fare a meno. In Calabria c’era bisogno di una rivisitazione di tutte le strutture che si occupano della salute della gente. Nessuno doveva o poteva opporsi ad una riorganizzazione seria della spesa nel settore della sanità. Non era possibile avere ospedali fotocopia uno dell’altro. Bisognava intervenire sui troppi sprechi. Purtroppo, lo si è fatto con l’accetta non guardando, con occhio attento alle varie specificità. Ancora una volta si è puntato al calcolo elettorale, penalizzando in maniera indiscriminata aree importanti della Calabria. Il nostro paese è senza dubbio, quello che paga il prezzo più alto di queste scelte scellerate.

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