PAURA DEL TERREMOTO

L’anomalia dello sciame sismico, che in questi giorni sta mettendo a dura prova la tenuta fisica e psichica delle popolazioni del Pollino, a cavallo tra Basilicata e Calabria, ha riproposto le preoccupazioni di uno studioso di terremoti, il geologo Giulio Riga, ricercatore molto apprezzato in Italia che ha collaborato con l’Università di Roma e della Calabria e con il Cnr di Lamezia, ma conosciuto anche in America e in Giappone, dove un suo modello matematico, applicato agli algoritmi, è molto apprezzato, perché è riuscito a localizzare con anticipo epicentro, profondità ipocentrale e magnitudo  di terremoti in fase di esplosione. Cosa che ha potuto ripetere, ultimamente, sia per il sisma dell’Emilia Romagna e sia per lo sciame del Pollino. Secondo il geologo Riga il big one che alcuni scienziati ed esperti dell’Università di Trieste collocano in Calabria, esattamente nella parte a Sud della regione, egli lo localizzerebbe, invece, nella Sila Grande al confine tra le province di Crotone e di Cosenza, a ridosso di San Giovanni in Fiore. “Lì c’è una faglia trascorrente, – fa notare Riga – mai prima d’ora interessata da terremoti, (n.d.r. la cosiddetta faglia di Cagno) ma di questo si tornerà a parlare tra un paio d’anni. La mia preoccupazione attuale, però, è che una possibile scossa di magnitudo 5,8 nella zona del Pollino possa scatenare l’effetto domino”. La cartina indica il terremo del 1 novembre scorso, magmitudo 2.3 , con epicentro la zona compresa tra San Giovanni in Fiore e Caccuri, avvertita alle 4.40 anche a Castelsilano, Cerenzia, Cotronei e Savelli, con una  profondità 7.1 km.

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