Dopo il successo di “Faide”, Biagio Simonetta, è tornato in libreria con un nuovo libro. Si intitola “I padroni della crisi“, edito da Il Saggiatore. Il saggio, che presenta una prefazione dell’economista Loretta Napoleoni, è stato presentato dallo stesso Simonetta il 12 febbraio scorso, nella libreria Feltrinelli di Piazza Duomo a Milano. Con Biagio, hanno preso parte alla presentazione Gianluigi Nuzzi, giornalista di La7 e scrittore del best-seller “Vaticano SPA” e Giulio Cavalli, autore teatrale dell’opera “Duomo d’onore“, scritta proprio insieme al nostro concittadino. “I padroni della crisi” è un testo che prova a dare una lettura diversa di questa recessione. Così, mentre le televisioni si occupano ad orario continuato del famigerato spread e le manovre finanziarie «lacrime e sangue» si susseguono, Biagio Simonetta indica una prospettiva che pochi considerano. È il punto di vista dei vincitori, quello delle mafie. Il principio è il solito: molto denaro, molto potere. Soprattutto quando il denaro, tutt’intorno, scarseggia. L’applicazione è tanto lineare quanto sconcertante: in Italia e nel mondo, più l’economia si contrae, più le mafie si espandono. L’immensa liquidità proveniente dal traffico di cocaina ha salvato dal fallimento alcune delle banche più grandi del pianeta. I prestiti di ’ndrangheta, camorra e Cosa nostra soccorrono le piccole imprese strette nella morsa del fisco e del credit crunch; se l’unica alternativa è chiudere battenti, poco importa che le organizzazioni criminali richiedano tassi da usura e che alla fine s’impadroniscano dell’azienda. E se davanti al dramma della disoccupazione e della povertà lo Stato latita, la liquidità mafiosa compra tutto, anche il consenso della popolazione. O trova ottime occasioni per il riciclaggio, approfittando di chi, disperato, vende i gioielli di famiglia al «compro oro» per pagare il mutuo o si illude di poter sbancare la «macchinetta» della sala giochi. “I padroni della crisi” esplora la forza camaleontica delle mafie, capaci di trarre vantaggio dalla sofferenza di tutto il resto della società, oggi come ai tempi di Al Capone. Afferma una verità amara, che pochi vogliono ascoltare: l’economia illegale ha dato sollievo a buona parte dell’economia legale, anche e soprattutto al Nord. Ma è un sollievo passeggero, illusorio; si trasforma in un cappio che, mentre la recessione avanza, si stringe sempre di più intorno al collo delle persone. E minaccia la nostra democrazia.