LA BETTOLA DELLA STRAGOLA

di Michele Belcastro

Se vogliamo incrementare veramente il turismo nel nostro paese, oltre all’abate Gioacchino, dobbiamo senza ombra di dubbio far leva su quell’evento storico che ci ha visti, purtroppo, attori alla fine della prima metà dell’Ottocento: la spedizione dei fratelli Bandiera. Basterebbe così poco per valorizzare e dare un segno ancora più tangibile a quella zona teatro di un evento storico che si consumò in quel tiepido pomeriggio del 19 Giugno 1844, quando un manipolo di valorosi patrioti, subendo il fuoco nemico perse la speranza di rendere l’Italia unita. L’ultimo tratto del tragico itinerario, se valorizzato con sapienza, potrebbe divenire luogo di culto per gli studiosi di storia risorgimentale, grazie a quel drappello di eroi che si accingeva ad immolarsi al principio della libertà dei popoli. La “Bettola della Stragola” è il punto focale da cui partire per intraprendere il cammino che da subito ridarebbe ancora più lustro e gloria allo sfortunato evento storico, di cui non dimentichiamo, faceva parte come guida il nostro concittadino Giuseppe Meluso. Ma la bettola della Stragola dov’è? Tutti la menzionano: ma una foto di un semplice rudere non l’abbiamo ancora vista, o meglio, si evidenzia la zona con due case rurali, ma nulla a che vedere con la famosa bettola. Eppure, a meno che la bettola non fosse una baracca andata distrutta, potrebbe essere proprio lì a due passi dalle due casette. Duecento metri a scendere, sulla destra del vecchio sentiero (chjubbica) che dallo storico ponte della Cona raggiungeva Crotone dopo aver superato la cresta di Gimmella: un rudere con delle mura perimetrali ancora abbastanza evidenti (misurano 15 m x 10 e in alcuni punti alti quattro metri), stanno ancora lì a testimoniare il corso della storia. Gli indizi ci sono tutti, ci vuole solo la ferrea volontà a valorizzare lo storico sito. Il nostro concittadino Salvatore Meluso, appassionato di studi storici è autore di diversi saggi, nel suo ultimo libro: La guida Calabrese dei Fratelli Bandiera, così descrive l’ultima sosta del drappello proveniente dal Casino del Bordò alla Bettola della Stragola, dove giunsero verso le ore 16. “Dopo essersi rifocillati, mangiando pane, formaggio, cipolle e bevendo del vino, ripresero la marcia proseguendo sulla stessa strada e dopo un quarto d’ora giunsero a una sorgente dove bevettero e riempirono le fiasche, quando uno di loro gridò: oh quanti armati! Siamo circondati!” . La sorgente è sempre lì, dista solo cinquecento metri in linea d’aria dai ruderi della bettola e a una sessantina di metri dal ceppo eretto a ricordo del tragico evento, da dove partirono le fucilate che colpirono a morte Giuseppe Miller e Francesco Tesei. Il resto del drappello venne catturato: tra loro alcuni feriti, solo il Meluso riuscì a dileguarsi essendo pratico della zona. Valorizzare quest’ultimo tratto, significherebbe immortalare per sempre quell’evento storico che ebbe come teatro il nostro paese, 169 anni fa. Naturalmente, accertata la verità, andrebbe ripristinato sia il rudere che la zona adiacente, creando un’area con tavoli e panchine, a beneficio dei visitatori che vogliono sempre più conoscere quei fatti: erigere una lapide marmorea con la descrizione completa dell’itinerario che la spedizione effettuò partendo dallo sbarco alla foce del Neto per poi passare alla masseria Poerio del barone Albani di Crotone la sera del 17 Giugno; a seguire il conflitto a fuoco di Petralonga un’ora dopo la mezzanotte del 18; la sosta al Casino del Bordò verso mezzogiorno del giorno 19; il passaggio per Lacòni un’ora dopo ed infine l’arrivo alla Bettola verso le ore sedici. Qui, come abbiamo detto, la sosta per rifocillarsi e alla ripresa del cammino dopo un quarto d’ora circa, l’arrivo alla sorgente, dove subirono la scarica dei fucili degli urbani di San Giovanni in Fiore. Anche la stradella che conduce alla sorgente e al ceppo andrebbe ripristinata, magari segnando delle stazioni intermedie come si fa con la “via crucis”. Sarebbe davvero significativo e molto bello nelle varie ricorrenze, percorrere insieme alle scolaresche questi ultimi cinquecento metri, spiegando ai giovani il sacrificio di quei patrioti venuti da lontano, ignari di ciò che da li a poco stava per accadere su quel fatidico colle. Ma ahimè: un po’ più sopra le acque della sorgente si tinsero di rosso, il loro nobile sogno svanì al calare di quel tiepido sole di fine primavera.

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