di Saverio Basile
Fra quanti hanno memoria antica ci si ritrova spesso a parlare del passato e di conseguenza l’oggetto del contendere sono le potenzialità di una volta, rispetto a quelle di oggi, in un paese come il nostro dove l’immancabile progresso e ora la globalizzazione, hanno cancellato iniziative fiorenti e messo nell’obblio personaggi che hanno saputo dare prestigio ed onore ad una comunità internata nel cuore di un vasto Altopiano che rimaneva spesso isolato per motivi climatici. Così si comincia a parlare di Antonio Serra, un imprenditore boschivo che dava lavoro a quattrocento operai in una filiera del legno che partiva dal taglio del bosco alla produzione del tavolame pronto per l’esportazione in Italia e all’estero. Altro imprenditore boschivo che diffuse in Sila, già nel 1922, attività sportive come il calcio, il motociclismo, la boxe e l’ippica era Paolo Palmieri, che aveva impiantato una segheria a Ramunno dove era intenzionato a mettere a dimora un frutteto d’avanguardia, utilizzando le piante selezionate dai fratelli Ingegnoli di Milano. Ma tanti altri imprenditori boschivi con le loro segherie hanno dato lustro e lavoro ai sangiovannesi: Ziliani, Zoldan, Palombaro, Morrone, Cribari, Ciacco, Bitonti. In un settore diverso operava, invece, Fortunato Guglielmo, che nella sua cava dell’Arvo, estraeva pietrame e sabbia con cui sono state costruire le case della parte nuova del paese. Anche Guglielmo diede lavoro ad un centinaio di persone nel momento clou dell’espansione urbanistica. Altro personaggio, conosciuto oltre i confini della Calabria, era Tonino Valente che spaziava dalla raccolta di erbe aromatiche e medicinali per conto di importanti industrie chimiche italiane, alla raccolta ed essiccazione dei funghi e all’imbottigliamento di aranciate, gassose e altre bevande rinfrescanti. D’estate impiegava decine di donne nelle campagne del Gariglione nella raccolta delle erbe. Le sue conoscenze nel mondo imprenditoriale lo portarono ad essere il referente di importanti imprese incaricate dello smantellamento di reti elettriche dismesse in tutta la Calabria. Gigino Belsito e fratelli, con il loro molino a cilindri, rivoluzionarono il mondo della molitura. Venivano dai paesi del circondario a macinare il grano così come venivano alle filande del Lese e del Petraro per cardare la lana. Angelo Colella, un napoletano che amava la Sila, aveva invece grandi idee e provò ad impiantare un frutteto alla Montagna Grande e pensava anche di imbottigliare l’acqua di una sorgente che sgorga nella sua proprietà. Mario Cosentini, fu il primo grande albergatore dei tempi moderni, aprendo sul finire degli anni ’50, il Grand’Hotel di Lorica, capace di cento posti letto. Da quel locale passarono le più importanti personalità politiche e culturali del tempo. Altri personaggi degni di menzione: gli scalpellini: Giovanni, Antonio e Domenico Varca; Michele, Francesco e Antonio Tripodi; Francesco Pulice; Bruno Timpano; Francesco e Pietro Fragale; Serafino e Domenico Madia; Francesco Foglia; Giuseppe Congi e Giuseppe Mosca; i capomastri edili Giuseppe Nicoletti (donna Rosina), Giuseppe Basile, Tommaso Nicoletti (Casu) Giovanni Foglia e Antonio Astorino; lo scultore ed ebanista Antonio Biafora (alias Ottavio) e gli orafi Francesco Saverio Guarascio, Francesco Spadafora antenato del maestro G.B. Spadafora e Francesco Adamo. Tutti maestri nei loro rispettivi settori, stimati ed apprezzati nel proprio paese e fuori, dove la fama del loro ingegno era arrivata incontrastata.