ABBAZIA “NASCOSTA”

di Giovanni Greco

La stragrande maggioranza di coloro che arrivano per turismo e per studio a San Giovanni in Fiore, lo fanno soprattutto per visitare l’archicenobio florense. Ma non tutto il complesso abbaziale è visitabile. E, soprattutto, molto dell’antica struttura resta ancora da restaurare. Si possono visitare solo la chiesa e la navatella con la Mostra delle Figurae. Tre ali dell’antico convento ospitano una residenza per anziani. E’ quindi visitabile, ma non tutta, solo l’ala orientale dove hanno trovato sistemazione la Mostra di fotografie di Saverio Marra al piano terra, il Museo Demologico dell’economia del lavoro e della storia sociale silana al primo piano e il Centro Internazionale di Studi Gioachimiti al secondo piano. Sono invece preclusi ai visitatori i locali seminterrati, la sala capitolare e la sagrestia. La realizzazione di un progetto nel 2007 sembrava volesse mettere a posto le cose, ma i risultati sono stati alla fine negativi e ne rendono testimonianza il cumulo delle pietre divelte dal pavimento nei piani seminterrati e ammucchiate nella piazzetta antistante, le travi e le tavole della scala e dei soppalchi della sala capitolare abbandonate all’intemperie lungo il muro del fossato. Alla sagrestia si entra da una porta ad arco ogivale posta ai piedi della scala nella cappella meridionale. E’ un locale rettangolare con il pavimento di legno, la volta ad arco acuto di mattoni, gli stipiti delle arcate, i tagli per le scansie dell’armarium, tre nicchie per oggetti, la monofora ogivale da una parte e un’ampia finestra anch’essa ogivale che dà sul chiostro dall’altra. Da una botola al centro del pavimento si scende attraverso una rozza scala di legno in un altro locale seminterrato illuminato da una piccola monofora e privo di aperture verso altri locali. Tra la sagrestia e l’atrio di accesso alla Mostra di fotografie c’è la sala capitolare, che, nel tempo è stata oggetto di molti rimaneggiamenti e modifiche e conserva poche testimonianze del suo passato. Nel corso dei “lavori” del 2007 sono stati tolti anche i pavimenti di legno, che erano collocati a una quota più bassa rispetto alla sagrestia, all’accesso del porticato del chiostro e alle altre sale, lasciando sui muri i buchi vuoti di contenimento delle travi. E’ stata abbattuta anche la rozza scala che portava ai locali seminterrati e all’uscita attraverso un portale ogivale. In questi locali, sul muro di divisione centrale in basso, ci sono archi di passaggio in mattoni rossi. Sulla “scorticata” parete orientale si aprono le ruvide fessure delle monofore e una nicchia di servizio. Dal seminterrato della sala capitolare, proseguendo sul lato meridionale, attraverso una semplice porta ad arco si entra in una stretta cappella ipogea scarsamente illuminata da una monoforina, con la copertura bassa a volta spezzata di mattoni, delle nicchie sul lato sinistro e i resti di un altarino sul fondo. Da un’altra porta ad arco si passa in due ampi vani divisi da un setto murario, comunicanti tra loro, con murature in pietrame, la volta piana che mantiene ancora l’intonaco bianco fatto di recente e illuminati da due finestre sul lato meridionale. In questi ambienti, secondo un progetto redatto una ventina d’anni fa, avrebbe dovuto sorgere un museo degli arredi e paramenti sacri. Gli scavi effettuati nel 2007 hanno messo a nudo il sabbione granitico delle fondamenta e lasciato i pavimenti pieni di buche e di solchi.

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