SESSANT’ANNI FA MORIVA D. LUIGI STURZO

di Francesco Capocasale

L ‘8  agosto 2019 sono trascorsi  60 anni dalla morte di Don Luigi Sturzo (foto a sinistra), avvenuta a Roma nel 1959. Tanto è stato scritto su Don Luigi Sturzo, sulla sua “filosofia politica “ e sul suo  impegno civile e  sociale,  come  emerso, ad esempio, nel recente Convegno di Palermo (a giugno scorso), dove sono stati ripresi e sottolineati i concetti fondamentali del pensiero Sturziano: la partecipazione democratica, il regionalismo e il popolarismo, la solidarietà come  valore nazionale e come responsabilità. Don Sturzo, tornato a Caltagirone, sua città natale, giovane sacerdote, fresco di studi, avendo conseguito la laurea alla Gregoriana di Roma, si adoperò immediatamente per promuovere e diffondere gli ideali  cattolici /democratici  insieme alla necessità che, dopo oltre 30 anni dall’unità d’ Italia, i cattolici italiani abbandonassero l’isolamento, per entrare nella vita politica nazionale. Furono anni di impegno intenso, di approfondimento teorico, ad esempio con il saggio “L’organizzazione di classe e le Unioni professionali”, fissa una tappa fondamentale nell’elaborazione che “senza capitali cesserebbero o sarebbero notevolmente limitate le produzioni di ricchezza, condannando i popoli, soprattutto i ceti meno abbienti, alla miseria”. E’ in questo contesto che nasce e si sviluppa l’idea di Sturzo per una presenza operativa delle Casse Rurali, finalizzata ad una Finanza Cooperativa a sostegno dei piccoli agricoltori, artigiani, per l’espansione delle attività correlate. Successivamente inizia a Caltagirone le sue prime esperienze politiche ed amministrative, diventando Pro Sindaco e consigliere provinciale di Catania. In quegli anni diventa un riferimento oltre la Sicilia, per il programma di rinascita e rilancio delle autonomie locali, nel 1915, infatti , viene eletto vice presidente nazionale dell’ANCI. In questo ruolo ha la possibilità di cominciare a “costruire“, sul piano organizzativo e politico, le basi per fondare a Roma, nel gennaio del 1919 ,il PPI (Partito Popolare Italiano) che subito si afferma in tutto il territorio nazionale. In questo periodo viaggia in tutta l’Italia, tenendo conferenze e riuscendo a stabilire proficui  rapporti con le espressioni del movimento cattolico democratico anche del Nord Italia, come ad esempio a Milano, Brescia,Cremona e Mantova, dove cominciano  ad emergere figure come Guido Miglioli, Filippo Meda e Giorgio  Montini, padre di Paolo VI, poi divenuti parlamentari del  PPI nelle elezioni del 1919 che fanno registrare ai  popolari di Sturzo una significativa affermazione. C’e’ un episodio che vorrei ricordare, accaduto nel I° Congresso del PPI del giugno 1919 tenutosi a Bologna, relativo alla divergenza con padre Agostino Gemelli, per tutelare, come fa  Sturzo, il carattere laico e a- confessionale del Partito Popolare, così come va sottolineato il discorso tenuto a Napoli Il 1923, agli inizi del ventennio dove, con lungimiranza, Sturzo analizza le criticità del Sud indicando soluzioni e strategie quasi in linea con gli orientamenti attuali della nuova politica Europea in direzione dell’area mediterranea e per un “regionalismo organico e non di facciata”. Considerato da Mussolini il suo più temibile avversario politico viene  costretto ad un  lungo esilio in Inghilterra  prima e poi in America dopo il 1940 e fino all’agosto del 1946, rientrando dopo il referendum istituzionale per evitare che il suo orientamento repubblicano potesse influenzare la posizione neutrale della DC di De Gasperi che, benché  repubblicano convinto, era costretto a mediare tra l’elettorato DC del Nord repubblicano e quello meridionale a maggioranza filo monarchico. Don Sturzo durante l’ultimo periodo della sua vita continuò ad essere attivo, raccontando al senatore, prof.Gabriele De Rosa, il suo maggiore studioso, nel libro “Sturzo mi disse”, la sua vita e le sue esperienze politiche; tra il 1946 e il 1953  scrisse e pubblicò, inoltre, diversi libri tra  i quali “La mia battaglia da New York, La Regione nella Nazione e Coscienza e Politica” che può essere considerata, a ragione, la continuazione logica , come impostazione, di politica e morale scritta nel 1938 , quando era esule a Londra, nel periodo del cd   “fascismo del consenso”.  Partecipò, durante i primi anni  della Repubblica, con impegno al dibattito politico /parlamentare, essendo diventato senatore a vita, nominato dal presidente Einaudi, il 1952, Pur “piegandos” alla volontà del Vaticano per “capeggiare”, in quel periodo,una lista “anomala “per le elezioni municipali di Roma, la cd “operazione Sturzo”, alla fine per l’amicizia  che da sempre, dai tempi del PPI, aveva con De Gasperi e per la sua storia di democratico e di antifascista, rinunciò a guidare questa iniziativa che  non si realizzò.   Per Don  Sturzo, in definitiva, nel 60 anniversario della sua scomparsa, vale il giudizio  unanime  che fu un “grande sacerdote, fedele alla Chiesa, al Papa e ai vescovi, pur laico e a-confessionale nell’azione politica, un moderno e autorevole  meridionalista ed un convinto regionalista, sempre proteso alla tutela delle “Libertà Democratiche” e della partecipazione dei cittadini alla vita  sociale e politica. La sua testimonianza è  una lezione di vita  e rimane ancora  oggi una traccia da non disperdere  pur nell’adeguamento  al contesto odierno  dove  i cattolici democratici possono ancora svolgere  un ruolo per il bene del nostro paese. D. Luigi Sturzo era particolarmente legato ad un sacerdote calabrese D. Luigi Nicoletti (foto a destra), originario di San Giovanni in Fiore, il quale a Cosenza agiva sulla stessa lunghezza d’onda del sacerdote di Caltanisetta. Tant’é che quest’ultimo veniva indicato come “il don Sturzo della Calabria”.

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