di Francesco Capocasale
Ho conosciuto l’on. Dario Antoniozzi, quando ricoprivo l’incarico di delegato provinciale del Movimento Giovanile DC di Cosenza. (Nella fotografia, a corredo di questo mio ricordo, siamo ripresi durante un comizio a Piazza Fera a Cosenza). Si svolgevano le elezioni politiche del 1976 ed Antoniozzi era vice segretario nazionale della DC di Benigno Zaccagnini. Da quella occasione in poi si sviluppò una sincera e solida amicizia, e più volte ebbi l’opportunità di incontrarlo sia nella sua segreteria di Cosenza in via Caloprese ed anche, durante le vacanze, nella sua residenza estiva a Belvedere. Dario Antoniozzi è stato un uomo per bene, un galantuomo vecchio stampo, una figura autorevole che ha scritto, con il suo impegno governativo, pagine significative per l’emancipazione sociale delle nostre comunità locali, oltre ad essere stato un protagonista della vita democratica calabrese. Dario Antoniozzi ci consegna un patrimonio notevole di ideali: principi e valori forti; così come ha scritto Pierino Rende, suo collega parlamentare, “l’on. Antoniozzi era un signore della politica, aveva, infatti, accanto alla sua indubbia autorevolezza sia personale che istituzionale derivante dai significativi incarichi ricoperti, una spiccata sensibilità, e una profonda disponibilità umana”. La Sua testimonianza e il Suo esempio rappresentano un modello per le giovani generazioni che si avvicinano all’impegno politico e sociale, praticato da Antoniozzi, con coerenza, dignità, dedizione alla causa del riscatto sociale del nostro territorio. Di lui ricordo anche la grande lealtà: valore sempre più raro a trovarsi, questo, in uno scenario politico troppo frequentemente basato su gratuita “ostacolazione”, trasformismo, clientelismo. Pur essendo, io, “posizionato” nella DC cosentina nel gruppo della sinistra d Base dell’on. Misasi, ho sempre ricevuto dall’on. Antoniozzi amicizia e attenzione. Contava, per Antoniozzi, infatti, la comune militanza e il rispetto personale che riusciva a trasmettere con immediatezza, anche ad un giovane DC come me, pur con la sua figura di politico affermato ed importante. Ricordo, a questo proposito, gli incontri che, spesso, avvenivano dopo la S. Messa Domenicale, nell’ufficio parrocchiale di San Nicola a Cosenza, chiesa retta da un grande e indimenticabile sacerdote cosentino: don Eugenio Magarò, con il quale l’on. Antoniozzi, aveva, oltre la forte amicizia, una “comunanza spirituale costruita con “il cemento della Fede nella ricerca della verità”. Conclusa la parabola della sua vita, di Dario Antoniozzi resta il suo orizzonte di valori, come ammirevole esempio di attaccamento a solide radici, tanto più necessario in quanto viviamo una stagione politica di disorientamento, spesso priva di una prospettiva forte, persa com’è in un dibattito sovente sterile che aumenta la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni politiche. L’on. Antoniozzi è tornato alla Casa del Padre il giorno d Natale, lasciando la vita terrena con la “dignità dei cavalieri antichi” e mi piace pensare, come scrive Sant’Agostino, che verrà “dissetato alla fonte inesauribile della Gioia Eterna”, lasciando a noi che restiamo, il testimone del gravoso compito di “camminare nei suoi cammini”.
NdR : nella foto di destra il ministro Antoniozzi é a San Giovanni in Fiore salutato dal sindaco comunista Giuseppe Oliverio.