LE FRASSIE PER METTERE ALLA GOGNA I POLITICI

di Maria Teresa Guzzo

Il festival di Sanremo è ormai trascorso e San Giovanni in Fiore si è affacciato ieri sera sul panorama musicale con il Festival delle Fràssie che si è tenuto su Via Roma, organizzato dalla Proloco, l’assessorato allo spettacolo e l’Acsi Calabria. Chiariamo subito, il nostro festival ha origini ben più lontane nei luoghi e nel tempo rispetto al primo. Sanremo nasce nel 1951, le fràssie affondano le loro origini negli anni 20, quando Saverio Perri di ritorno dal Brasile, ispirato dalla cultura carioca compone la prima fràssia: “Me sientu nu rimorsu tuttu l’anno/ si un fazzu na fràssia alli tri jurni”. Da lì nasce il genere di componimento satirico ripreso poi da altri fràssiari come Pasquale Spina ed altri ancora fino ai giorni nostri. Il festival ligure vide la luce non direttamente al Teatro Ariston ma in un Casinò, le fràssie invece, ebbero come primo luogo di espressione un cinema “baracca”, fino a diventare itineranti e poi di nuovo stabili in palchi allestiti all’aperto. Sanremo negli anni 60 deve i suoi successi maggiori alle canzoni scritte da Mogol e interpretate da Battisti, Le fràssie negli stessi anni vedono trionfare il duo Spina/Uacchju dove il primo componeva e il secondo cantava. Come ogni festival che si rispetti non sono mai mancate nel tempo le polemiche ed i colpi di scena; correvano infatti gli anni 80 ed il fràssiaro Ringo (Francesco Mazza) salito sul palco, allestito ai piedi del palazzo comunale, impugnato il microfono, cantava cambiando completamente il testo depositato in precedenza, anticipava così, la performance di Morgan a Sanremo 2020, mentre suscitava lo sconcerto dei suoi musicisti, che lo abbandonavano sul palco alla maniera di Bugo.  Anche quest’anno arrivano sul palco delle fràssie le star internazionali che a differenza di Mika all’Ariston, non rappresentano un ospite d’onore, ma sono in gara come tutti gli altri. Alfredo Federico è arrivato direttamente dal Burkina Faso, con un apparato lugubre completo di bara, portantini, prete e donne piangenti e prima di esibirsi afferma: “Per fortuna sono arrivato in tempo, anche perché ci tengo tantissimo ad essere sempre io l’ultimo in classifica” poi aggiunge “Sul palco salirà pure mia suocera, perché è scenografica…Comunque rispetto a Mika ho qualcosa in più… Sono stonato!”. È inutile dirlo Alfredo ha realizzato il suo sogno ed anche di più, si classifica ultimo, ma in ogni caso sarebbe stato squalificato, per avere aggiunto strofe al testo precedentemente presentato. Nilla Pizzi vinceva la gara canora nazionale già dal 1951 mentre per avere la prima interprete di fràssia donna abbiamo dovuto aspettare il 2017 con Maria Teresa Caputo (Boccia), che purtroppo non può riproporsi ancora, in quanto consigliere comunale in carica e come vuole il regolamento, il fràssiaro non può ricoprire carica politica. “La politica mi ha stroncato la carriera di fràssiara” afferma la Caputo che con rimpianto ribadisce “avevo pensato anche di dimettermi pur di cantare…Poi quest’anno i miei autori avevano pure scritto una strofa vincente che parla di me” ed aggiunge cantando “Ntro consigliu c’è pure na zitella ca per ogne pielu ne fa na cordella”. I nostalgici si sa poi, si concentrano anche sulle assenze “Che festival di Sanremo è senza Mina?”, “Che fràssie sono senza Muzziellu?”. Muzziellu ovvero Francesco Scarcelli che per anni ha portato sulle spalle, oltre che la chitarra, la maledizione di Toto Cutugno, sempre secondo, tranne nel 2016 quando la sua fràssia si piazza prima, ha un vero e proprio fans club completo di simpatizzanti di ogni età. Da qualche anno però ha deciso di ritirarsi, ma solo dalla gara, infatti esattamente come Mina continua ad incidere dischi. Le sue fràssie viaggiano nell’etere e si diffondono anche tramite WhatsApp.  Il suo ufficio stampa ci fa sapere che non rilascia interviste e pare che al momento sia trincerato, in una fase compositiva, in Via Gramsci (Curva di Ciconte), la sua Lugano. A Sanremo 2020 non sono mancati nomi storici come Rita Pavone, alle fràssie Mario Cimino (Terremutu) possiede il palco con la stessa energia, non solo canta ma interpreta sketch improvvisati e ci insegna che l’arte non ha età, si classifica quarto. I talentuosi Spina, imparentati con il fràssiaro leggendario, costituiscono un vero e proprio gruppo composto dal padre Piero ed i figli, si classificano secondi, come Gabbani, seguiti dal bravo Gianluca Costante. Il vincitore delle fràssie è Pino Costante, con un attualissimo pezzo sul corona virus, meriterebbe anche un premio alla carriera come Don Backy, quantomeno per la costanza che porta anche nel cognome: “Partecipo ininterrottamente dal 1997, ero poco più che un ragazzino”.  Un capitolo a parte merita la moda, mentre a Sanremo emergono i nomi di grandi stilisti come Armani e Gucci, per le “fràssie” i veri stilisti sono le nonne, le mamme, le cugine che cuciono, riparano, modificano abiti stravaganti da far indossare al fràssiaro di casa. Sin dagli anni venti, nelle sue forme storiche, il look del fràssiaro è una gonna colorata ed un cappello a punta, per giungere a successive evoluzioni più bizzarre che hanno reso banale, ai nostri occhi, il tanto polemizzato stile del cantante Achille Lauro.

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