Riflessione di Francesco Capocasale
Da alcuni giorni, sul web, ‘spopola’, con significativi indici di visualizzazioni, un video relativo alle retribuzioni dei parlamentari italiani (Deputati e Senatori) e dei consiglieri regionali italiani, decurtando le quali, mensilmente solo del 20 %, e sino alla fine dell’anno in corso, ovvero appena 7 mesi, si registrerebbe una cifra considerevole e ragguardevole. A tanto si potrebbero aggiungere le altre cariche dello Stato centrale e delle sue numerose e molteplici ramificazioni istituzionali presenti nel nostro apparato pubblico, non escludendo gli amministratori e managers dei grandi gruppi economici (enti di Stato) il cui rinnovo sta avvenendo, peraltro, in questi giorni. Il risultato così raggiunto non sarebbe affatto trascurabile sul piano complessivo, diversi milioni di euro, a fronte di una decurtazione mensile individuale solo, oserei dire, di appena 2.000 – 2.500 euro. A questo riguardo, ho lungamente riflettuto prima di inviare questa nota. Avvertivo, infatti, una difficoltà che, avendo ‘fatto politica’ sin da giovane ed avendo conosciuto e frequentato ‘Politici’ di elevato rango sia parlamentare che governativo, forse la mia riflessione, benché intellettualmente onesta, potesse essere non considerata credibile. Mi tornavano alla mente, fatte le dovute proporzioni, le pagine de “Il Gattopardo” quando il Principe Salina rifiuta la nomina Regia a Senatore evidenziando che era stato compromesso con l’ancien régime. Non è il mio caso, tra l’altro da anni, quasi dalla cosiddetta Prima Repubblica, non faccio politica, e quando ero impegnato, sono stato solo sindaco di un piccolo paese dell’area urbana cosentina. Ebbene, superata perplessità e ritrosia, ho scritto questa riflessione nell’auspicio che quanto pensato possa accadere sull’esempio tracciato da Papa Francesco che ha invitato cardinali e vescovi a compiere, per come sta avvenendo, leggendo la stampa nazionale, questo gesto concreto di testimonianza che unito, alle recenti disposizioni della CEI, si inquadra in un contesto concreto di effettiva solidarietà e di condivisione delle precarietà e difficoltà del “paese reale” che, spesso in questo periodo, non e’ compreso e percepito dal “paese legale”. Alla vigilia dell’incontro del 6 maggio, decisivo per l’aiuto Europeo all’Italia, sarebbe opportuno che i nostri rappresentanti politici, di ogni livello istituzionale, compissero il bel gesto della decurtazione sia pure limitata e spiegata in precedenza. In questi giorni, durante i dibattiti parlamentari, sia alla Camera che al Senato, e ritengo anche nei Consigli Regionali o assemblee, tranne qualche rara e nobile eccezione per una ‘univoca e ferrea’ logica di casta/corporazione, non è emersa la volontà o anche la semplice intenzione di destinare, questo “Ritocco del 20 %”, al fronte anti- covid e all’emergenza sanitaria, economica e sociale che attraversa il nostro paese. Bisogna anche puntualizzare che le predette assemblee parlamentari e regionali, lavorano, in questo periodo, da circa 2 mesi, per così dire a ritmo ridotto, sia per impegno che per presenza effettiva a causa delle restrizioni imposte dalle norme emanate dal Governo in materia sanitaria. Pur in presenza di una situazione come quella descritta, i nostri rappresentanti istituzionali di ogni livello, non hanno inteso compiere neanche un piccolo gesto di ritoccarsi di appena il 20 % i loro emolumenti, in un contesto che per la maggioranza delle famiglie italiane è di preoccupazione se non di precarietà, in alcuni casi anche drammatica e grave. Viene quasi da chiedersi, al riguardo delle “temute tensioni sociali” spesso evocate e paventate fin quando durerà la pazienza degli italiani che quotidianamente devono fare i conti con la gestione complessiva della vita pratica che va oltre i pur “importanti bisogni alimentari” e della “misura del pane” per usare una espressione di D. Lorenzo Milani, esperto nella conoscenza delle diseguaglianze. La domanda a questo punto è semplice, quando si verificherà un gesto di buona volontà e di reale condivisione, da parte della classe politica italiana, dello stato di malessere diffuso largamente nel paese? E che ad oggi non è ancora emerso in tutta la sua drammatica evidenza. E’ una domanda alla quale l’intera classe politica, dal Centro alla Sinistra e alla Destra, inclusi i 5 Stelle, ha il dovere di rispondere in ogni sede istituzionale, con assoluta onestà intellettuale e responsabilità concreta per dimostrare così la percezione del profondo disagio e di grave difficoltà che coinvolge la maggioranza delle famiglie italiane e che va ben al di la della “misura del pane” prima richiamata. Scriveva D. Lorenzo Milani che “non possono esistere misure uguali tra diseguali”, ebbene, in questo periodo di estrema criticità, solo per adoperare un eufemismo, la logica deve essere quella della condivisone e della piena solidarietà come valore morale non solo da richiamare ma da praticare con quotidiano impegno concreto a partire dalla nostra classe dirigente che, oltre le dichiarazioni di principio, deve compiere atti conseguenti e provvedimenti coerenti con l’attuale situazione sociale vissuta dal nostro paese.