Ha sicuramente, un forte valore simbolico, che Papa Francesco abbia firmato ad Assisi, il giorno del “Transito”, sulla Tomba di San Francesco, la Sua Terza Enciclica “Fratelli Tutti” con sottotitolo altrettanto significativo “fraternità e amicizia sociale”, quasi indicandoci a riscoprire, come ha sottolineato l’arcivescovo di Cosenza mons. Francesco Nolè, “la vocazione del giovane Francesco”. Certamente, ad una prima lettura e valutazione, sono racchiusi, in questa Enciclica, il significato e la testimonianza del Magistero di Papa Francesco, la cui portata straordinaria verrà apprezzata, probabilmente, solo nei prossimi anni, un Pontificato che ha inciso ed inciderà ancora in maniera profonda sia sulla Chiesa che sull’intera umanità. Ha ragione il prof. Zamagni, quando sottolinea che questa Enciclica “sistematizza il pensiero” di Papa Francesco, infatti c’è un collegamento con le precedenti Encicliche, nella riaffermazione del principio della reciprocità: “è necessario dare senza perdere e prendere senza togliere. È utopia o utopia comunitaria – ha scritto il vescovo e Teologo mons. Bruno Forte, riprendendo un pensiero di mons. Tonino Bello; di certo c ‘è che è necessario, oggi – anche dopo il Covid-19 – andare oltre la “società capitalistica, l’edonismo e l’individualismo”, per una reale logica di “sostenibilità sociale, economica, ambientale ed antropologica”. Il percorso indicato da Papa Francesco è semplice e lineare quanto impegnativo. “sognare e pensare ad un’altra Umanità”, tutelando gli ultimi, gli emarginati, attraverso la solidarietà e la sussidiarietà. Il monito è forte:” facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere, scopriamo che abbiamo bisogno tutti di tutti e siano debitori gli uni degli altri”. E’ il richiamo alla “reciprocità” fraterna e solidale, alla mutualità anche e soprattutto sul piano dei rapporti sociali ed economici, per un benessere sempre più diffuso e quindi non riservato a pochi, nella consapevolezza, tra l’altro, che “il mercato da solo non è sufficiente” ed anzi occorre una “governante” sul piano internazionale dell’economia orientata dai principi “dell’accogliere, promuovere, proteggere, integrare”, per costruire processi economici non orientati dalla logica del profitto con positive e più complessive ricadute sociali. Ha scritto tempo addietro il prof. Bazoli: “dopo il crollo del sistema collettivistico, sembrava che il mercato avesse vinto, non è stato così, le diseguaglianze sono aumentate, i ricchi sono diventati più ricchi e i poveri ancora più poveri, ed un sempre più crescente numero di famiglie scivola verso l’indigenza”. Occorre ripensare, in questo senso, la programmazione sociale ed economica della comunità internazionale per garantire giustizia ed equità, nella comune consapevolezza, come è scritto nell’Enciclica, che da “soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c’è, i sogni si costruiscono insieme”, e bisogna edificare, in maniera concorde e solidale, una nuova Umanità. Non so se questa – come è stato scritto- è l’Enciclica più politica” di Papa Francesco, sicuramente, nel quinto capitolo è forte il richiamo alla “buona politica”, per superare i populismi ed essere, invece, a fianco del popolo per “capirne il pensiero” e quindi i bisogni, le concrete esigenze, secondo la regola del bene comune che è “la roccia” dell’agire politico per costruire una “società giusta sana e inclusiva” ; questo è l’impegno che riguarda tutti, e che per i cristiani assume il valore di una” missione”. La recente Enciclica di Papa Francesco indica una prospettiva che, certamente, verrà analizzata in maniera approfondita, nell’ormai prossimo Convegno che si svolgerà, sempre ad Assisi, nel mese di novembre: The Economy of Francesco; è auspicabile, che da questo confronto, possano emergere indicazioni operative per programmare una nuova e non più rimandabile sintesi tra “economia, efficienza, produttività, mercato, responsabilità sociale” in direzione dello sviluppo nell’equità e nella solidarietà. Tanto anche nella consapevolezza che, come già veniva evidenziato nella “Caritas in veritate”, la Finanza deve avere sempre una base “antropica” per promuovere effettivamente la crescita delle Persone e delle Comunità.