di Francesco Capocasale
Avevo per il presidente Francesco Samengo, scomparso nei giorni scorsi, sin da giovane, rispetto e stima. La notizia della sua scomparsa mi ha rattristato, era una persona perbene e corretta, credeva nei valori della solidarietà e dell’amicizia, principi sempre praticati con encomiabile generosità. È stata una figura autorevole della DC cosentina e calabrese, l’avevo conosciuto, quando ero delegato giovanile della DC Cosentina, aveva ed ha avuto per me sempre attenzione ed affetto. Ricordo gli incontri avuti, con altri giovani dc, come Paolo Guaglianone, Tonino Sirimarco, Lorenzo Docimo e che di solito avvenivano nel suo studio,nel centro storico di Cassano Ionio, attiguo all’abitazione dove risiedeva la sua adorata mamma, o le assemblee della DC che si tenevano nella sezione ubicata quasi in piazza a Cassano centro, e poi tante altre occasioni a Sibari, Lauropoli, al Monte di Cassano, dove sempre ho potuto sperimentare la sua disponibilità affettuosa ed amichevole. Don Ciccio Samengo, come da tutti era chiamato in Calabria, è stato un protagonista della vita politica della nostra regione, ricoprendo prestigiosi incarichi sempre svolti con particolare attenzione verso chi aveva bisogno di essere aiutato. Il dr. Samengo ci lascia e ci consegna un patrimonio di ideali e di valori caratterizzati dalla cultura cattolica democratica e dalla pratica cristiana non ostentata ma quotidianamente vissuta con riservatezza e profonda convinzione. La sua vita, il suo impegno, nelle molteplici attività svolte, rappresentano un modello anche nella realtà attuale sempre più distante, purtroppo, da quei valori in cui si formò Don Ciccio Samengo; aveva, inoltre, una grande capacità nell’ apprezzare l’importanza dell’approfondimento, del dibattito e della circolazione delle idee, sempre orientati in direzione della crescita sociale e culturale. Ricordo che era sempre presente a Mormanno, all’ incontro finale, durante i corsi di “cultura politica” che si svolgevano – per iniziativa della Fuci – nel mese di settembre – presso il seminario estivo della Diocesi Cassanese. Oggi che viviamo in una stagione – non solo politica – di grande disorientamento, riprendere questi valori può essere utile per una prospettiva civile di spessore positivo. In una delle ultime occasioni, nello scorso inverno, prima dell’emergenza covid, in cui ci incontrammo mi parlò diffusamente di Papa Francesco e del concetto che spesso Pontefice richiama e sottolinea quello del “remare insieme” per l’elevazione sociale soprattutto degli “ultimi e degli emarginati”. Francesco Samengo lascia a noi, ai tantissimi amici che aveva in Calabria, il compito di “camminare nei suoi cammini”, da credente, penso che sia nella “pace dei giusti “riposando nella luce infinita della clemenza di Dio. Vale per il dottore Samengo quanto scritto da Sant’Agostino: “morti sono essere invisibili, ma non assenti, noi non li vediamo, perché loro sono nella Luce e ci vedono”, solo così si può riannodare il filo di una presenza e rivivere, “Foscolianamente “anche se con nostalgia, il tempo passato, le persone che ci hanno lasciato, nel perenne colloquio tra vivi e morti, in una costante e infinita “corrispondenza”. Per quanto riguarda il mio ricordo, pensando al sempre caro Don Ciccio, ritengo che “non importa il numero dei passi, se lunghi o brevi – compiuti durante il cammino terreno- – l’importante è avere lasciato tracce ed impronte e il dr. Samengo ne ha lasciato tante e tutte significative.