PIETRE CHE PARLANO

di Saverio Basile

Aveva ragione Leonida Repaci, quando sosteneva che Dio, teso in un maschio vigore creativo, aveva voluto realizzare un autentico capolavoro, nel momento in cui si accingeva a modellare la Calabria. E così dopo aver circondato la regione di un mare azzurro con riflessi viola, aveva creato montagne possenti su sterminati altopiani, dove mandrie di bovini potessero pascolare indisturbate, insieme ai lupi, che a branchi sarebbero scesi a valle negli inverni freddi e bianchi. E insieme a tutto ciò il Signore aveva voluto dare ancora di più, perché la natura prodiga, ne conservasse ai posteri le diverse specie, come realmente è avvenuto. Così ora andando in giro per monti e per valli, ancora ci s’imbatte in paesaggi affascinanti dove la natura conserva tuttora calanchi, pinnacoli, guglie, grotte bizantine, e monoliti da incantare i visitatori, in un susseguirsi di passaggi, dove la storia si confonde con la natura. Intorno a noi una visita meritano le grotte carsiche del Palummaro in comune di Caccuri, così come le saline di Belvedere Spinello e Zinga, le grotte dei monaci basiliani dell’Acquafredda e i rifuggi dei contadini di Cotronei e Roccabernarda, i resti dell’antica Acherentia, le muraglia dei Vigni di Verzino, la gran nave di pietra sulla quale si adagia Santa Saverina e i monoliti di Campana, dove fra tutti domina l’Elefante di Annibale e ancora i monoliti di Acquafredda e quelli di Garga, nonché le Petre ‘e re miela, a quattro passi dal nostro paese. Vi si ritrovano testimonianze di un passato affascinante, che hanno la potenza di far fantasticare le nostre menti, riportandoci indietro di secoli, dove queste terre benedette da Dio un giorno erano tutte abitate e dove la terra germogliava sotto i piedi dei contadini, che n’accarezzavano le zolle con il palmo della mano.

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