PRESENTATA LA GUIDA SULL’ABBAZIA FLORENSE SCRITTA DA RICCARDO SUCCURRO

di PINO BARBERIO

Un’agile guida dell’Abbazia Florense, curata da Riccardo Succurro, presidente del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, nell’impeccabile veste grafica delle Edizioni Pubblisfera, intende colmare il vuoto relativo alla mancanza di uno strumento (agile, per l’appunto, ma tutt’altro che scarno) che potesse illustrare – per il vasto pubblico dei concittadini e di tutti coloro che si trovano a visitare San Giovanni in Fiore – la storia, la struttura (La chiesa abbaziale florense di San Giovanni in Fiore rappresenta, nella storia dell’architettura monastica me­dievale, un unicum assoluto…; tra l’altro costituisce, come scrive Pasquale Lopetrone, l’edificio sa­cro a navata unica più grande della Calabria) e il significato della chiesa abbaziale, che si può a ragione considerare, insieme agli scritti dell’abate di Fiore, “una delle testi­monianze tangibile del suo pensiero ed immagine del suo messaggio spi­rituale”, come ha sottolineato, già durante il 1° Congresso Interna­zionale di Studi Gioachimiti, Cristina D’Adamo. Riccardo Succurro ci offre, pertanto, un percorso di conoscenza, di riflessione, di consapevolezza. L’agilità della descrizione risiede nella scrittura, controllata e colloquiale, puntuale nei riferimenti senza essere noiosa, con un approccio – già manifestato nel lavoro su Isabella Pizzi – rispettoso del lettore, senza sovrapporsi a ciò che sta descrivendo, lasciando parlare la struttura abbaziale, accompagnandoci, con sicura competenza, in un cammino che si snoda tra i diversi ambienti della chiesa, ciascuno dei quali viene illustrato in un continuo rimando a vicende storiche, al pensiero di Gioacchino, a tavole del Liber Figurarum. A partire dalla suggestiva copertina, con il richiamo al Fiore, ci troviamo subito collocati in una dimensione altra: “Solo lo stupore per l’armonia che ci circonda ci potrà riportare al cuore caldo della nostra umanità”, ha scritto Susanna Tamaro, recensendo il libro di Christiano Sacha Fornaciari Disegnare il sacro. Architettura e liturgia. E poi si entra nell’Abbazia: si ammira il portale, lo sguardo si protende per il lungo e per l’alto nella navata che termina trionfalmente con la “suggestiva quinta absidale; proseguiamo scoprendo le cappelle laterali, saliamo in quelle superiori superiori, ridiscendiamo ad ammirare la statua del Battista e, in una torsione temporale, il coro ligneo. Scendiamo ancora nella cripta: il percorso è costellato da dipinti e da statue devozionali. Si esce, infine, ma non si ritorna alla luce poiché essa era dentro: dai trafori del fondo del coro, una cascata di luce. Abbagliante. Trionfante. «La chiesa – scrive Fornaciari – non dovrebbe forse testimoniare la convinzione che l’invisibile esiste e che la liturgia sia una finestra aperta sull’invisibile?… Come Dio ha ordinato il Caos dal Cosmo, creando per prima cosa la Luce, allo stesso modo, per progettare il microcosmo della chiesa, l’architetto dovrà assumere come stella polare il governo della luce, l’energia epifanica che svela l’invisibile; lo spazio liturgico cristiano deve parlare senza esitazione del trionfo della luce sull’oscurità». È la luce la cifra che caratterizza il pensiero di Gioacchino e la struttura dell’Abbazia: “ …e lucemi da lato / il ca­lavrese abate Giovacchino / di spirito profetico dotato”, scrive Dante nel XII Canto del Paradiso; e qui ci viene in soccorso la suggestiva interpretazione che Riccardo Succurro ha proposto, ricevendo ampi consensi, anche all’estero, dei versi danteschi: “Dante riconosce…il suo debito nei confronti di Gioacchino: lo colloca, infatti, fra gli spiriti sapienti, appagati perennemente dalla visione della Trinità…“La parafrasi tradizionalmente accreditata di questa terzina (“risplende al mio lato…) è riduttiva dal punto di vista concettuale…e…non corretta dal punto di vista grammaticale poiché trasforma un pronome personale in un aggettivo possessivo. La parafrasi che proponiamo, “La sapienza di Gioacchino mi illumina”, rende giustizia alla eccellenza dell’abate calabrese ed alla vitalità del suo pensiero”. Un pensiero, complesso, arduo, originale, con il quale la storia dell’Occidente si è confrontata, ricevendone stimoli e apporti sempre, e straordinariamente, attuali. Con Gioacchino, ci ricordano Massimo Cacciari e Paolo Prodi, il binomio profezia-riforma diviene… una delle culture fondamentali costitutive della civiltà occidentale. E ancora, Gioacchino come “creatore di un arsenale di nuovi concetti, di un lessico profetico che mise a disposizione della posterità”, come scrive il professore Gian Luca Potestà, Direttore del Comitato Scientifico del Centro Studi Gioachimiti. La luce diffusa nell’Abbazia e i testi dell’Abate Gioacchino, pubblicati dal Centro Studi in 40 anni di attività, continuano ad affascinare sempre più persone, sempre più visitatori, sempre più giovani. In qualche modo questa Guida riprende e valorizza le Giornate del Fai della primavera del 2019 che hanno visto protagonisti le studentesse e gli studenti dei Licei di San Giovanni in Fiore nell’illustrare l’Abbazia a migliaia di visitatori. La Guida, i cui proventi derivanti dalla vendita verranno devoluti a favore della Parrocchia Santa Maria delle Grazie-Mona­stero per il decoro della chiesa abbaziale, costituisce, inoltre, un altro tassello del quotidiano impegno, fatto, di cultura, di ascolto, di disponibilità e di prospettiva, che Riccardo Succurro svolge al servizio non solo del Centro Studi – consolidata realtà di spessore internazionale – ma dell’intera comunità calabrese; un’attività di volontariato culturale e sociale, svolta con consolidata competenza e indubbia capacità divulgativa.

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