ORA LA “GUERRA DELL’ ACQUA” E’ TRA I SINDACI DI SAN GIOVANNI E COTRONEI

MA LA PAROLA ULTIMA SPETTA AL MAGISTRATO DELLE ACQUE

Provate ad immaginare se l’acqua fosse di esclusiva proprietà del Comune dove scorga, quanti paesi proverebbero la sete. Ma provate a chiedervi anche se non ci fosse stato il bacino del lago Arvo, che accumula milioni di metri cubi di acqua che provengono dalle viscere delle montagne di San Giovanni in Fiore, Casali del Manco e Aprigliano ecc, e che a sua volta, attraverso una condotta, finisce nell’Ampollino, un altro lago al quale la montagna di Montenero è la maggiore fornitrice d’acqua del sottostante lago artificiale, realizzato in territorio confinante tra San Giovanni in Fiore, Cotronei, Taverna, Aprigliano ecc. quanta acqua finirebbe nelle condotte di Timpagrande, dove prima la Sme e poi l’Enel producono energia elettrica pulita di cui i comuni percepiscono giusti guadagni. Il discorso del sindaco di Cotronei, Nicola Belcastro, a proposito della querelle relativa alla sorgente adduttrice del Brigante, avrà fatto certamente piacere ai suoi concittadini, ma ha indisposto quanti avranno sentito dalla sua bocca che “la sorgente è nel nostro Comune e quindi di conseguenza…” Intanto è bene precisare che l’acqua è un bene che non ha proprietari, né pubblici né privati, in quanto bene di tutti! Quando la Cassa per il Mezzogiorno ha provveduto a captare ed incanalare le acque del Brigante, in agro di Cotronei, puntava ad approvvigionare le popolazioni poste a valle della sorgente, fermo restando che la situazione abitativa dell’intero territorio non era quella di oggi e di conseguenza la divisione dei litri/s tra il comune di Cotronei e quello di San Giovanni in Fiore, presentava comunque una quota maggiore per San Giovanni in Fiore (dato il numero degli abitanti e considerato che dal ripartitore di quest’ultima località) bisognava poi approvvigionare anche il comuni dell’alto crotonese: Caccuri, Cerenzia e Castelsilano. Ma la querelle che è iniziata negli anni ’70 ha una storia e una causa precisa. Quando il villaggio Palumbo e Cotronei Soprano si riempivano di villeggianti (e ciò si verificava solitamente nel periodo estivo o sotto Natale) cominciava a scarseggiare l’acqua a San Giovanni in Fiore. Perché qualcuno, non autorizzato dalla Casmez, manovrava a proprio piacimento gli ingranaggi del ripartitore. Oggi i disagi per la scarsezza del prezioso liquido, a causa della pandemia e della siccità, si sono accentuati in questi giorni di luglio-agosto e una assurda polemica ha investito i primi cittadini di San Giovanni in Fiore (Rosaria Succurro) e Cotronei (Nicola Belcastro), C’è poco da litigare. Bisogna adire le vie legali: non dimentichiamoci che le acque sono governate dal Magistrato dell’acque, l’unico in grado di dire come stanno effettivamente le cose, sulla scorta della documentazione a suo tempo fornita dalla Cassa per il Mezzogiorno e della convenzione firmata dai sindaci pro-tempore di San Giovanni in Fiore, Cotronei, Caccuri, Castelsilano e Cerenzia, “attori” di quella conquista. Il resto sono parole e fatti che lasciano il tempo che trovano…

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