Un nuovo libro di Saverio Basile che contiene 1200 soprannomi delle famiglie del luogo
seguiti dai cognomi della famiglia e ruga di appartenenza
di Maria Teresa Guzzo
“Soprannomi Sangiovannesi” è il nuovo libro di Saverio Basile, edito da Pubblisfera (euro 10). È l’ennesima fatica di questo giornalista che negli anni ci ha consegnato tutti gli strumenti per conoscere quel passato che ci aiuta a meglio comprendere il presente: le sue pubblicazioni infatti, spaziano dalla storia locale al folklore, ci restituiscono leggende, proverbi, aneddoti, cultura dispersa, ma anche cultura attuale, perché Basile con il suo giornale ha sempre un occhio vigile sulla cronaca e sugli eventi contemporanei. Uno strumento per lo studio è appunto quest’ultima opera, che potrebbe avere il titolo semplice, di “dizionarietto”, perché raccoglie in ordine alfabetico 1200 soprannomi appartenenti alle famiglie sangiovannesi. La cosa interessante ed originale è che ogni soprannome viene ricondotto al ceppo della famiglia che lo ha originato e non solo, perché tale famiglia viene collocata nel rione in cui originariamente abitava, identificandone precisamente la “Ruga”. Così per esempio prendendo il primo della lista, capiamo che gli “Achìllu” sono i Guarascio che abitavano al “Cuschìnu” e prendendo l’ultimo in ordine alfabetico, per esempio, i “Zumìcu” individuiamo che sono i Lopez dei Cappuccini. Vi è un lavoro certosino dunque, anche sulla toponomastica, infatti, oltre ai rioni più conosciuti come, Cugnâle. Timpùne, Fulìppa, Vallùne, Scigàtu, Vianòva Suttâna, ne individua altri meno noti come Fere, Murìllu, Arvùsu, Gòrgia, un lavoro che Basile ha fatto girando a piedi, nell’anno e mezzo di piena pandemia, entrando nei vicoli, parlando con gli anziani, intervistandoli, raccogliendo i dati, per poi confrontarli e verificarli. “Soprannomi sangiovannesi”, contiene in sé le note linguistiche che meglio ci fanno articolare i suoni della nostra lingua e che ci facilitano al meglio il compito per la salvaguardia dell’immenso patrimonio che è il nostro dialetto. Non è una semplice lista di soprannomi, cognomi e toponimi, ma è un lavoro che mette addosso un sacco di stati d’animo. Non si riesce infatti a smettere di sorridere davanti a soprannomi come “Giuliacurchete” (Giulia vai a letto!), oppure “Suricespièrtu” (Topo intelligente) e non si può fare a meno di provare un brivido davanti a soprannomi come “Ddio”, “Patratèrnu”, “Fraddiàvulu”. Così come non si può fare a meno di immaginare, nel senso di costruirsi le immagini nella mente, davanti a soprannomi come “Baffùta”, “Zòppa(‘a)”, “Stuòrtu(‘u)”, non si può fare a meno di pensare agli aneddoti che possono aver generato soprannomi come “Zumpafinèrra” o “Zumpafùossi”. Un chiaro indizio su come poi la storia nazionale sia penetrata nelle nostre località ci arriva attraverso i “Togliatti”, i “Claudio Villa”, gli “Itler” (Hitler). Un libro che non può proprio mancare nelle librerie dei sangiovannesi, perché ci aiuta a riconoscere e riconoscerci, a rivivere le atmosfere del passato e a contemplarle, ci fa interrogare ed immaginare. E poi voi, al di là di tutto, non la sentite una sorta di musica nelle orecchie al sol nominare “Canzùna”, “Cardellìna”, “Ticòticu”, “Popòff”?