di FRANCESCO CAPOCASALE
Parteciperò con vivo interesse all’iniziativa promossa dalla Fondazione CARICAL, venerdì prossimo, presso il Parco degli Enotri, per la presentazione del libro pubblicato di recente e scritto da Carlo Borgomeo, dal titolo “Sud, il capitale che serve” in cui l’autore ricostruisce, per la sua indubbia esperienza, le diverse fasi della politica meridionalistica partendo dai primi anni ’50 con la straordinaria intuizione della Cassa per il Mezzogiorno realizzata dai Governi De Gasperi e che, pur tra limiti e incoerenze, riuscì a ridurre, in maniera considerevole, il divario Sud-Nord, soprattutto sul piano delle infrastrutture. Il ruolo della Casmez nel Sud rimane, non solo storicamente, una delle più belle pagine di iniziativa pubblica a favore del Mezzogiorno con risultati eccezionali che incisero, in maniera profonda, sul miglioramento della condizione sociale delle popolazioni meridionali che, mai dall’unità d’Italia, avevano registrato una simile e concreta attenzione. Lo sforzo avviato dal Presidente De Gasperi, coadiuvato da qualificati esperti e studiosi ad iniziare dal Prof. Pasquale Saraceno e dai Ministri Vanoni prima e poi Pastore, pose le basi per riequilibrare, socialmente ed anche economicamente il Sud con il resto del paese, contribuendo ad eliminare o quanto meno a ridimensionare un ritardo e una scarsa attenzione, se non quasi inesistenti, dello Stato Centrale nei riguardi del Meridione. Carlo Borromeo, che si è formato attraverso questa cultura meridionalistica di Saraceno, Vanoni, Pastore e tanti altri che, a diversi livelli, apportarono un significativo contributo in termini di elaborazione e di programmazione, riesce a farci ricomprendere, alla luce delle esperienze pregresse, nel contesto odierno, la necessità di passare “da politiche per il Sud a politiche con il Sud” e che rappresenta, obiettivamente, un elemento essenziale, anche in termini di protagonismo, delle comunità meridionali artefici del proprio destino e del proprio futuro.
C’è un particolare aspetto del libro di Borgomeo che vorrei evidenziare: tutti i grandi meridionalisti, pur con ideologie differenti, da Sturzo a Gramsci, Salvemini, Guido Dorso hanno sempre ritenuto di inquadrare la “Questione meridionale” nel più ampio contesto nazionale ed oggi europeo per meglio definire “assetti di programmazione” per un “Sud non assistito ma supportato” attraverso politiche mirate “con interventi pubblici finalizzati al potenziamento infrastrutturale e al reale miglioramento dei servizi in maniera tale da incidere sulla qualità della vita delle popolazioni meridionali sotto diversi profili delle comunità locali del Sud”.
Il percorso proposto da Carlo Borgomeo è di “andare oltre la logica del trasferimento di risorse finanziarie” ma nella consapevolezza che, per generare sviluppo e benessere, occorre anche “stimolare nuova responsabilità sociale e nuova vitalità” che è “condizione essenziale” nella promozione del “capitale umano e sociale”, anche per bloccare l’ulteriore declino e spopolamento delle aree meridionali dove, da più anni, soprattutto giovani, emigrano all’estero verso il Nord Europa impoverendo, anche sotto il profilo culturale, le nostre regioni ed in particolare il nostro territorio calabrese. La recente presentazione all’Unical del rapporto di Banca Italia sul divario sud – nord evidenzia, come è stato rilevato, tre “crisi capitali: economica, diseguaglianza, demografica” con ricadute, purtroppo, negative e pesanti sui servizi sanità, formazione, istruzione, accessibilità dei luoghi”.
Occorre in questo senso, per come osservato, avviare con assoluta urgenza una programmazione seria in grado di aumentare il livello della qualità della vita ed avvicinare sempre di più il sud alle aree più progredite del paese. Nei diversi paragrafi dedicati alle cause del mancato sviluppo, del ruolo delle classi dirigenti, dell’economia sommersa e della criminalità organizzata, del nuovo welfare dell’accoglienza, emerge, come dato positivo l’identificazione di un nuovo approccio alla Questione Meridionale raccontando e valorizzando le esperienze positive vissute da Borgomeo in maniera diretta, da Locri a Taranto, Lamezia, Messina, luoghi dove sono state create iniziative sociali ed economiche che, pur supportate all’inizio dal sostegno pubblico, oggi camminano e si confermano come esempi di buona imprenditorialità, avendo creato occupazione, lavoro e prospettive di ulteriore ed innegabile crescita.
In questa direzione vanno utilizzati tutti gli strumenti esistenti, sia sul piano nazionale che, soprattutto europeo, dal Recovery Fund al Pnrr per ridare slancio, come è stato scritto, ad una “nuova vitalità ambientale, sociale e culturale” nel Sud e per sconfiggere in maniera definitiva “l’asfissia del futuro” con una rinnovata politica che possa meglio rapportare tra loro: comunità, identità storica, innovazione e progresso civile, anche sotto questo aspetto il libro va apprezzato e quindi “Sud il capitale che serve” di Carlo Borgomeo sicuramente avrà una larga diffusione non solo nel Mezzogiorno.