di Francesco Capocasale
In un recente incontro, sia pure informale, in preparazione della riunione ufficiale prevista per giugno prossimo, tenutosi a Gand, dei componenti dell ‘ECOFIN, il Presidente Mario Draghi ha affermato che è notevolmente aumentato il divario competitivo dell’UE e che l’ordine globale nel quale è cresciuta l’Europa è notevolmente scosso, aggiungendo che servono, per la transizione 500 miliardi all’anno ipotizzando la nascita di un Fondo per la competitività. Questa considerazione è di straordinaria importanza non solo per l’Europa ma anche per il nostro paese e, soprattutto, per il Mezzogiorno e la Calabria per le ovvie implicazioni. Il divario, è stato osservato, è notevole e complesso, sul piano della competitività, pe diversi aspetti, dalla produttività, alla crescita del PIL, al PIL pro capite. L’ assetto economico europeo è scosso per la dipendenza dall’ energia russa, per le esportazioni cinesi, occorre, quindi, elaborare una opportuna iniziativa per avviare la riduzione, se non l’eliminazione di questo divario per tutti gli elementi connessi alla transizione verde e digitale. Sarà in grado l’Europa, l’Italia, all’interno del sistema economico europeo ad affrontare questa sfida che riguarda un futuro molto immediato, come si relazionerà la nostra Regione e il Mezzogiorno a queste problematiche? Anche per quanto concerne l’efficienza delle pubbliche amministrazioni. Per quanto riguarda il sud e la nostra regione, c’è da aggiungere, purtroppo, accanto a questa sfida nuova e ravvicinata, la constatazione dei ritardi antichi e delle vecchie emergenze che ad oggi hanno rallentato il processo dello sviluppo. E’ una situazione complessa che richiede impegno e capacità di elaborazione programmatica, in considerazione anche che, per quanto riguarda la Calabria, i dati recenti diffusi da SVIMEZ e BANKITALIA evidenziano una crescita lentissima, con aumento della povertà e un crollo demografico enorme, aggravato dal fatto che ogni anno lasciano la nostra regione tantissimi giovani laureati che si trasferiscono nel Nord Italia e in altri paesi Europei, nei prossimi 15 /20 anni, infatti, come rilevato, oltre il 25% dei laureati meridionali lascerà il Sud avviando, purtroppo, una vera desertificazione. Questi dati negativi che riguardano la nostra regione si sono ulteriormente aggravati con la pandemia e l’emergenza covid e pongono, preliminarmente, come osservato, l’urgenza di avviare un serio ampliamento della base produttiva, potenziando il tessuto imprenditoriale esistente, supportandolo in termini di innovazione, nella promozione degli scambi internazionali e il contestuale inserimento in “reti e filiere di produzione” di altissimo livello. C’ è bisogno, oltre che di un nuovo approccio delle classi dirigenti, anche di una nuova sensibilità per affrontare una sfida che, soprattutto, per il Mezzogiorno, è di fondamentale importanza. Infatti, superando la logica “dell’isola felice” è necessaria una rinnovata solidarietà, ben oltre l’autonomia differenziata, per non scaricare i costi derivanti dalla transizione sulle spalle dei deboli, promuovendo pieno sviluppo e ridimensionando se non abbattendo diseguaglianze e disparità. L’urgenza è di elaborare, per come rilevato, una nuova sintesi tra capitale e lavoro, tra democrazia e mercato con una rinnovata politica economica in grado di evitare – come è stato notato – dopo la recente riunione di ECOFIN in Belgio, che l’Europa si configuri come vaso di coccio tra vasi di ferro nel confronto con le altre economie più forti e più attrezzate sul piano tecnologico e digitale. Sotto questo profilo, soprattutto per il Sud e la Calabria in particolare, è essenziale se non determinante, la funzione del sistema del credito e delle banche, anche con più specifiche e adeguate normative per meglio promuovere il ruolo delle BCC e delle BANCHE di COMUNITA’ che già operano più che positivamente, anche nella consapevolezza che le BCC, tra l’altro, sono rimaste quasi le uniche come entità locali di riferimento, ad assistere il nostro territorio supportando la nostra economia regionale. Tanto, alla luce di quanto affermato dal Cardinale Ravasi, che citando Kennedy, il presidente della nuova frontiera, ci ricorda: “per un’ economia più giusta e solidale c’è bisogno di un sistema in grado di aiutare i molti che sono poveri non trascurando i ricchi che sono pochi ma inserendoli in una logica di vera solidarietà al fine del bene comune”. Si tratta di attualizzare quanto detto da Papa Francesco, passare dalla KRISIS al KAIROS da un tempo precario e critico con la Pace seriamente minacciata ad un tempo di speranza. Intorno a queste problematiche si svolgeranno le prossime sfide politiche ed economiche ad iniziare dalla transizione digitale, in un contesto definito come quello della post-democrazia per una crescita globale che non lasci indietro nessuno. C’ è bisogno, come affermava negli anni ’60, nel pieno del miracolo italiano, un grande allievo di Croce, Ernesto Di Martino: di un nuovo Ethos culturale non più conforme al campanile, ma capace di stimolare consapevolezze identiche in grado di incidere sul piano socio /economico” , “remando tutti insieme”, parafrasando Papa Francesco, per strategie sempre più orientate dalla solidarietà e dalla sussidiarietà per una visione comunitaria.