C’E’ UN RISVEGLIO DEI BORGHI

LA GENTE HA BISOGNO DI PARLARE E NELLE CITTA’ E’ QUASI IMPOSSIBILE

MOLTO APPREZZATI I BORGHI DI SANTA SEVERINA E CACCURI

di Saverio Basile

C’è un risveglio di borghi in tutt’Italia che lascia presagire la necessità di fermare il tempo, perché dialogare fa bene alla salute. E in città il tempo di fermarsi non è concepibile. Ho avuto il piacere di accompagnare una  comitiva di amici lombardi prima a Santa Severina e poi a Caccuri e sono rimasti a bocca aperta al cospetto di una piazza (quella di Santa Severina) dove la cattedrale  e il castello sono l’una di fronte all’altro, quasi a confrontarsi ogni giorno con i propri concittadini, sul potere temporale e sul potere spirituale. “Come doveva essere bello nel Medioevo questo luogo, – ha fatto osservare il mio amico Marco – quando Roberto il Guiscardo passeggiava con il cardinale di Santa Romana Chiesa e il popolo a salutare togliendosi il cappello al loro passaggio”. Oggi quella cittadina antica di novecento anni è rinata. Sulla piazza del Campo i tavolini dei due bar e del Caffè Letterario ideato dall’ex sindaco Bruno Cortese sono sempre occupati da gente che ama parlare di tutto e di più, anche se la cultura la fa da padrona. Intanto le auto sono ferme sotto il ponte levatoio del castello e così non infastidiscono più di tanto. Al bar ci servono una granita di limone dove il gusto dei citronati viene fatto risalire addirittura ai Giudei immigrati in Calabria per ragioni rituali. Il paesaggio che ci lasciamo alle spalle facendo ritorno alle nostre case è quello di un’immensa nave di pietra dove svettano il campanile della cattedrale e le guglie del Castello normanno. Di ritorno riteniamo di fare una sosta a Caccuri, uno dei borghi più belli della Calabria. Anche qui la vita dei cittadini si svolge nella piazza che è un’immensa terrazza ampliata di recente. Tavolini allestiti all’aperto davanti al Bar Mercuri, dove Eugenio Mercuri (per tutti Genio) è l’inventore degli “amaretti caccuresi” un piccolo dolce dal sapore inconfondibile e piacevolmente friabile sotto i denti. Un dolce che ha conquistato gli ospiti. Dalla piazza poi siamo saliti sul terrazzo del castello, un antico  e civettuolo maniero  che porta visibili i segni dei ripetuti rifacimenti  operati nel corso dei secoli XVIII e XIX ultimo dei quali quello voluto dal barone Guglielmo Barracco che impiegò centinaia di caccuresi nel restauro della torre merlata. Il panorama che si ammira è da mozzafiato perché si domina l’intera Valle del Neto e i paesi che fanno da cornice a tanta bellezza. Scesi dal castello la visita è proseguita nel “vaglio” che conserva oltre cento mattonelle con scritte e firme autografe dei personaggi che negli ultimi dieci anni hanno preso parte al “Premio Caccuri”: scrittori, giornalisti e personaggi dello spettacolo italiano. Per concludere il nostro breve tour una sosta al Bar Pitaro, al rione Croce, per assaggiare un pezzo di Pinza dal sapore squisito. Ovunque tanta gente incuriosita dalla nostra presenza e con tanta voglia di parlare.


L’artico é ripreso da Il nuovo Corriere della Sila – Ottobre 2024 con un ampio servizio forografico.

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