CONCLUSI I LAVORI DEL X CONGRESSO SU “GIOACCHINO DA FIORE E LA BIBBIA”
di Simone Pagliaro
Pensatore tra i più originali dell’Occidente medievale e non solo, Gioacchino da Fiore è stato anzitutto un attento interprete delle Sacre Scritture: egli stesso, com’è noto, dichiarava di essere dotato non tanto di quello spirito profetico (spiritus prophetiae) che, prima e dopo Dante, molti gli hanno riconosciuto, quanto piuttosto di uno spirito conoscitivo (spiritus intelligentiae) che lo rendeva capace di interpretare la pagina biblica, di decifrarne i significati nascosti e di comprendere, alla luce di tale interpretazione, il senso della storia. Il X Congresso Internazionale di Studi Gioachimiti, tenutosi nell’Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore tra il 19 e il 21 settembre scorsi, a quarantacinque anni esatti dalla celebrazione del primo, ha affrontato proprio il tema del rapporto tra Gioacchino da Fiore e la Bibbia. Ne hanno discusso, in cinque sessioni complessive e da differenti prospettive (dalla storia alla filologia, dall’esegesi alla teologia), una ventina di studiosi provenienti da alcune tra le più prestigiose università del mondo, esperti nell’ambito degli studi sull’esegesi biblica nel Medioevo. Molto partecipata la mattinata inaugurale del Congresso, coincidente con la prima sessione, che ha preso significativamente le mosse dalla voce degli studenti di San Giovanni in Fiore, segno chiaro dell’attenzione che il Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, sin dalla sua costituzione, rivolge al territorio e, più in particolare, alle giovani generazioni, seme di speranza per il nostro futuro. Alle porte dell’Abbazia, nella cui architettura si riverbera la teologia gioachimita della storia, alcuni alunni della scuola primaria hanno messo in scena un suggestivo “dialogo impossibile” tra Gioacchino da Fiore e il Sommo Poeta. Agli studenti delle scuole superiori della città sono state invece affidate la presentazione della Medaglia del Presidente della Repubblica e la lettura dei messaggi augurali pervenuti dai portavoce del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, tutti riconoscimenti della rilevanza culturale del Centro Studi e della valenza scientifica del Congresso, il cui programma è stato curato dai professori Marco Rainini e Dominique Poirel. Nel suo discorso d’apertura, il presidente del Centro Studi, prof. Riccardo Succurro, con la profonda passione e la solida competenza che lo contraddistinguono, ha tracciato un bilancio delle attività che il Centro ha curato nel corso degli anni. Accanto ai Congressi, di cui sono stati sempre pubblicati gli atti, il presidente ha menzionato anzitutto l’edizione critica, condotta in collaborazione con l’Istituto Storico per il Medioevo e i Monumenta Germaniae Historica, degli Opera omnia di Gioacchino, impresa complessa e grandiosa, che pone più solide fondamenta per ogni studio futuro sull’Abate calabrese e ha ricevuto, tra gli altri, l’apprezzamento di papa Benedetto XVI. Sono stati ricordati, poi, i vari seminari svolti nell’ambito della Scuola di formazione gioachimita, nonché l’intensa attività di divulgazione dell’opera e del messaggio di Gioacchino, rivolta soprattutto alle scuole del territorio, ma anche a quanti, sempre più numerosi, desiderano conoscere e approfondire l’affascinante, complessa figura dell’Abate calabrese. Dopo i saluti delle autorità nazionali, regionali e locali, sono state presentate da mons. Serafino Parisi due settecentine veneziane contenenti il testo della Bibbia, donate alla biblioteca del Centro da parte del prof. Marcello Del Verme. Si è tenuta, quindi, la cerimonia di conferimento del Premio Internazionale “Gioacchino da Fiore” ai proff. Roberto Rusconi e Salvatore Angelo Oliverio. Al primo è stata dedicata una laudatio da parte del prof. Gian Luca Potestà, direttore del Comitato Scientifico del Centro, che, dopo averne sottolineato i meriti scientifici, ha definito lo studioso un vero spiritus ductor, senza il quale molte delle operazioni intraprese (in particolare la pubblicazione delle edizioni critiche, della collana “Testi e strumenti” e la collaborazione con la casa editrice Viella) non sarebbero state possibili. Dello straordinario impegno del prof. Oliverio, fondatore e presidente del Centro Studi dal 1982 al 2009, ha parlato il prof. Succurro: “acuto gioachimita, docente preparatissimo, convinto sostenitore del valore sociale, democratizzante della cultura, ha saputo guidare il Centro, sin dai suoi primi passi, con vigorosa determinazione e sguardo lungimirante”. Nelle quattro sessioni successive del Congresso gli studiosi hanno indagato, anzitutto, il metodo interpretativo di Gioacchino da Fiore, con particolare riguardo all’originalità della sua esegesi biblica rispetto alle scuole e agli orientamenti precedenti e contemporanei. A questo proposito, il prof. Potestà ha dimostrato nel suo intervento come Gioacchino, pur inserendosi nel solco tradizionale del metodo concordistico, sostituisca il più semplice modello binario (l’Antico Testamento come prefigurazione del Nuovo) con un impianto ternario, rigorosamente sistematico, che include ben dodici possibili livelli di lettura della Bibbia. Tutta la storia, letta alla luce delle Scritture come proiezione diretta della Trinità, diviene così la progressiva epifania di un ordinato disegno divino e procede verso la settima età, quella dello Spirito, un tempo di libertà e pace, già prefigurato nel settimo giorno della Creazione. All’indagine sull’originalità dell’esegesi gioachimita, cui sono stati dedicati altri interventi, si è affiancata quella storico-filologica sulle versioni delle Scritture di cui il monaco calabrese poteva disporre. Alcune relazioni sono state dedicate, poi, al confronto puntuale tra l’esegesi gioachimita e quella di altri teologi medievali (Ugo e Riccardo di San Vittore, Pietro Cantore e Ugo di Saint-Cher), altre ancora alla presenza di particolari libri, temi e motivi biblici nelle opere principali dell’Abate. È stato così tracciato un quadro, certo non esaustivo ma decisamente stimolante, del complesso rapporto tra Gioacchino e le Sacre Scritture, questione fondamentale per una sempre più profonda e completa comprensione dell’opera gioachimita. Il X Congresso ha confermato, una volta di più, il valore del Centro, che i cittadini florensi e calabresi, per riprendere le significative parole di Salvatore Angelo Oliverio, sono chiamati a «custodire e sostenere come luogo della memoria, dell’identità e della speranza».