C’E’ POCO DA STAR TRANQUILLI

D. Emilio Salatino, parroco di Santa Lucia, non è certo un prete capace di star fermo, magari a meditare le letture del breviario mattutino o le lodi vespertine. E così dopo aver messo in atto l’iniziativa  di far suonare le campane della sua chiesa, ogni qualvolta nel vicino ospedale viene messa in atto la “carneficina dell’aborto” presso una struttura dove peraltro le autorità preposte hanno chiuso il “punto nascira” ritenuto dispendioso dagli artefici del  “Piano di rientro sanitario”, ne ha pensato e messo in atto un’altra  di iniziative, altrettanto significativa, che ha al centro della questione la “dignità della persona umana”. Ci riferiamo ad una campagna di prevenzione diretta a quanti si lasciano prendere dal gioco d’azzardo sperando nella fortuna di vincere quei soldi di cui oggi si ha tanto bisogno. “La Chiesa è preoccupata – sostiene D. Emilio – perché chi di dovere non pone un adeguato freno al diffondersi dei vari giochi, anzi ne consente la pubblicizzazione proprio per invogliare a giocare di più”.  Don Salatino sostiene che il gioco d’azzardo è diventato un fenomeno sociale anche a San Giovanni in Fiore e che esso non ha solo implicazioni di ordine pubblico, ma è una vera e propria malattia che prende uomini e donne in egual misura. Un fenomeno che fa registrrare in Italia numeri spaventosi: 800 mila persone soffrono di ludopatia (gioco d’azzardo patologico) e il giro d’affari, nel solo 2011, ha raggiunto i 76 miliardi di euro. Il sacerdote sangiovannese dall’altare non fa che mettere in guardia i suoi parrocchiani, ma invita anche le autorità a trovare soluzioni per alleviare il forte disagio sociale che attanaglia una popolazione alla continua ricerca di un lavoro sicuro e onestamente remunerato.

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